A TU PER TU con… Marco Locci: un amico paralimpico
DANIELE CARDIA BARCOLLO MA NON MOLLO
scritto da Daniele Cardia il 26-06-2023 11:22
Abbiamo trascorso il nostro quarto d’ora con un mio caro amico, Marco Locci che vive a Cannigione a pochi passi da Olbia, in Sardegna. Marco è un grande appassionato di giornalismo, sport, del Cagliari Calcio e di tutto il calcio sardo in particolare. Collabora da anni con “Cagliari 1920 News”, una testata giornalistica sportiva.
Sin da bambino, sei sempre stato appassionato di giornalismo sportivo?
Cosa pensi della Promozione del Cagliari?
Invece delle altre Società regionali, cosa mi dici?
Marco, cambiando argomento, sin dalla nascita, non è stato tutto rose e fiori, ci vuoi raccontare?
Possiamo immaginare che tu abbia, delle difficoltà che ti impongono dei limiti. Come affronti tutto questo, nella tua vita di tutti i giorni, ma anche nel tuo lavoro?
«Sono sempre stato un appassionato di Sport. Ma la passione per il giornalismo è venuta dopo, attraverso la conoscenza di Ignazio Caddeo, un amico ed un giornalista, che mi ha notato sul Web, perché tutto è partito da un articolo scritto sull’”Arzachena calcio”, tramite il loro Addetto Stampa di allora, e da lì è partita la mia vena da scrittore per quanto riguarda, articoli sia sportivi che sulla disabilità.»
Cosa pensi della Promozione del Cagliari?
«La Promozione del Cagliari è stata un qualcosa di inimmaginabile, di entusiasmante ed è stato come raccontare la favola del Principe Azzurro, dove il principe azzurro in questo caso, è stato Pavoletti, l'uomo meno sotto i radar, perché sotto la lente c'era comunque Lapadula. Pavoletti ha fatto sì che il Sogno di un'intera Regione e di un'intera Isola, ci portasse nell'Olimpo ossia nella Serie A. E dopo comunque, tanti rospi ingoiati, Ranieri, oltre che essere un gentleman, è un uomo di spogliatoio che l'ha rivoltato come un calzino, si è dimostrato un Signore e con noi ha fatto non un miracolo, ma due; perché comunque ha gestito una squadra con l'umore sotto i tacchi, e l'ha fatta sua. Ha fatto sì, che i giocatori diventassero come una famiglia»
Invece delle altre Società regionali, cosa mi dici?
«L’Arzachena, in Serie D, ha fatto un ottimo Campionato, che gli ha visti piazzarsi al quarto posto come classifica finale, e gli ha portati ad affrontare la Casertana ai play off, per la promozione, in Serie C. In Serie C, l’Olbia è riuscita salvarsi, con qualche giornata d’anticipo e la Torres ha ottenuto la salvezza matematica all’ultima giornata».
Marco, cambiando argomento, sin dalla nascita, non è stato tutto rose e fiori, ci vuoi raccontare?
«Sono nato prematuro, in ventisette settimane, ho conosciuto la morte celebrale per quattro minuti ed è stata una corsa contro il tempo. Un elicottero dei Carabinieri, mi ha trasportato da Sassari verso Olbia, sono stato preso per i capelli. Ma siamo qui, a raccontarlo e nella sfortuna, mi ritengo fortunato»
Possiamo immaginare che tu abbia, delle difficoltà che ti impongono dei limiti. Come affronti tutto questo, nella tua vita di tutti i giorni, ma anche nel tuo lavoro?
«La prima cosa per avere una Vita dignitosa, è avere una famiglia che ti supporta e ti sostiene a prescindere, quindi la famiglia è molto importante e sia chiaro, ci devi mettere del tuo, a livello fisico e mentale, perché comunque le situazioni difficili, sono sempre dietro l’angolo, quindi devi essere soprattutto, molto sveglio mentalmente, non devi farti abbattere nei momenti di sconforto che a volte ci sono, ma devi essere bravo a gestirli ed andare avanti, nei limiti del possibile naturalmente, perché una disabilità al 100% non è facile da gestire, ma uno con i dovuti accorgimenti, riesce a mantenere la disabilità sotto controllo».
Cos’è per te la Disabilità?
«La Disabilità, dal mio punto di vista, tutti noi sostanzialmente abbiamo una disabilità, tutti siamo disabili, perché non riusciamo a fare alcune cose e altre no, per certi aspetti c’è chi è più esperto di un altro a svolgere determinate mansioni, e così via, anche un cosiddetto normodotato. Invece, un diversamente abile a volte, ha quella dote che un’altra persona non ha. Certo è chiaro che, come ho detto prima, nella sfortuna, bisogna saper cogliere gli aspetti positivi. Io ho scelto di raccontarlo, anche grazie alla collaborazione di associazioni di volontariato, e mi sono voluto creare qualcosa di mio, senza l’aiuto di nessuno, fin dove è possibile»
Puoi spiegare a quella rimbambita di mia Nonna Pinuccia di 102 anni, come tu ti approcci con le ragazze?
«Questa è una domanda tosta, penso che per vivere una vita dignitosa, bisogna innanzitutto, imparare a stare soli, perché stando soli, si capiscono tante cose, e quindi, uno stando solo, riesce a formare il proprio carattere, poi stando soli e formando il carattere, puoi conoscere nuove amicizie, sia maschili che femminili, però l’universo femminile su questo tema, lo ritengo un po' indietro, perché è difficile trovare una persona che ti completa totalmente. Quindi, io sono del parere è meglio avere buoni amici e buone amiche, poi se in un futuro, ci sarà occasione, nella vita mai dire mai. Ma l’importante è stare prima bene con sé stessi»
Cosa vorresti fare da grande?
«Mi hai fatto una bellissima domanda. Sinceramente, il percorso che ho iniziato, vorrei portarlo avanti, perché per un Diversamente Abile, bisogna cercare di capire che in qualche modo, ci si tiene impegnati perché, se aspetti le Istituzioni, campa cavallo che l’erba cresce, quindi è molto difficile. Se non ti crei, una cosa tua, è molto difficile che gli altri vengano a bussare alla tua porta, pur avendone tutti i diritti. Ti cercano solo, magari quando devi dare il voto o altro. Mentre invece, bisognerebbe che qualcuno ti metta in “gioco”, perché bisogna sempre provarci. Questo è il mio pensiero»
Daniele Cardia
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