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Afghanistan: il 90% della popolazione sotto la soglia di povertà

24-11-2022 19:23 - ESTERI
Non c'è via d'uscita: in Afghanistan, dopo la presa del potere da parte dei Talebani, le condizioni di vita sono talmente peggiorate da costringere le famiglie a mettere in pericolo le vite dei più fragili, i bambini. Secondo quanto riportato dalla BBC,come palliativo alla fame dei più piccoli, che spesso non hanno altro mezzo di sostentamento se non qualche tozzo di pane, secco a pranzo e annacquato a cena, le famiglie ricorrono ai tranquillanti. Allo stesso prezzo di un tozzo di pane si possono acquistare ben 5 blister di escitalopram o sertraline, sufficienti per la somministrazione a 10 bambini. Se i farmaci riescono a malapena a calmare i pianti dei bambini, la lista delle controindicazioni a cui sono esposti i più giovani comprende un lunghissimo elenco, tra cui letargia, danni epatici, deficit nella crescita e nell'incremento ponderale, inappetenza e agitazione.

È questa la situazione in cui gli USA, abbandonando il paese nel settembre del 2021, hanno lasciato milioni di afghani. Non solo condannandoli a una nuova fase di oscurantismo, sancita dal pieno recupero della sharia (che prevede fustigazioni, esecuzioni pubbliche e mutilazioni per chi commette furti, rapimenti, omicidi o “crimini morali”) e dalla negazione totale dei diritti di donne e bambine (che, oltre alle innumerevoli limitazioni già imposte, come l'obbligo di indossare il burqa e l'allontanamento forzato dalle scuole, ora non possono più frequentare né le palestre né i luoghi pubblici). Un ritiro che ha pesato soprattutto sulle casse statali, lasciando il paese prosciugato, tanto dalle sanzioni imposte a livello internazionale, quanto dal congelamento delle transazioni che gli Stati Uniti, in quanto potenza occupante, destinavano alla banca centrale afghana. Una sospensione attuata su volontà del segretario di stato Tony Blinken, all'indomani dell'ingresso dei talebani nel paese, che ha gettato l'Afghanistan in un vicolo cieco: dalla chiusura delle banche si è passati al tracollo industriale, quindi alla svalutazione della moneta, all'inflazione e alla disoccupazione.

Nei villaggi, la disoccupazione si aggira intorno al 98%, mentre il salario medio per chi riesce a raggranellare qualche giornata di lavoro è di 1 dollaro al giorno. Il 90% della popolazione è ormai sotto la soglia di povertà. Tra le baracche di fango costruite intorno alla capitale Herat la disperazione è incisa sui corpi della povera gente: assume i contorni della cicatrice di Ammar, che ha venduto un rene per 3,100 dollari e che ha utilizzato tutto il denaro per nutrire la sua famiglia:” Dopo aver venduto il rene mi sento una persona a metà. Mi sento del tutto sfiduciato. Se dovesse andare avanti così, credo che preferirei morire”. O quelli della cicatrice di una giovane donna che, sette mesi prima, è ricorsa alla stessa pratica. I soldi le sono serviti per ripagare i debiti contratti anni prima nell'acquisto di un gregge di pecore, morte poi tutte in un'alluvione. Senza più risorse per tirare avanti, come ultima ratio, la donna è stata indotta dai suoi creditori a vendere la figlia di due anni: “mi vergogno per questa situazione. A volte penso che sia meglio morire piuttosto che vivere in questo modo”, sospira suo marito.
La fame ha divorato il corpo del piccolo Omid, 14 mesi, affetto da malnutrizione e da ernia, a cui è stata diagnosticata da poco una setticemia. Pesa solo 4 kg, mentre dovrebbe pesarne almeno 6 e mezzo. Ora è ricoverato nell'ospedale di Medici senza frontiere di Herat. La malnutrizione, nella capitale e nelle zone limitrofe, ha raggiunto nel 2021 il 55%.

Interpellato dalla BBC in merito alla crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione afghana, un portavoce del governo replica:” Il nostro governo sta cercando di identificare coloro che si trovano in difficoltà. Tuttavia, in molti, pur di ottenere un aiuto, mentono circa le loro reali condizioni”. In merito alle iniziative intraprese dal governo per arginare l'emergenza, promette: "Stiamo pianificando i lavori per l'apertura di miniere di ferro e la costruzione di un oleodotto”. Per ora, nonostante tali promesse, nessun intervento concreto è stato ancora realizzato, né pare possa concretizzarsi a breve

Fonte: Sara Ludovica Pala
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