29 Marzo 2024
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Covid-19: la morte delle Arti e del Turismo in Italia

15-04-2020 19:26 - MusicArte & Cultura
I tempi sono difficili, anzi difficilissimi.

La sera del 9 Marzo 2020, ogni italiano coi piedi in territorio nazionale, riceve un'ordinanza precisa e diretta: fino a data da determinare, restiamo tutti a casa, un virus mortale colpisce a macchia d'olio le nazioni mondiali, è pandemia.

Assieme all'ordinanza si spegne l'intera macchina sociale, chiudono le attività commerciali, le scuole e le università, le fabbriche, si interrompono i voli da e per l'Italia.

Le persone, da quel momento, cominciano una corsa verso la sopravvivenza, sommersi dal panico, divise tra la fazione simpatizzante per le teorie complottiste, e la fazione dei War Survivors. Lockdown, chiusura totale. Si vive in completa simbiosi con guanti e mascherina chirurgica, si lavora in Smart Working ed in Remote, si studia in Videoconference su Skype e tanti altre attività sfiancanti e non abituali con un nome inglese che poco ci rappresenta.

Occhio vigile sul vicino di casa per vedere se esce col cane entro i 300 metri da casa e munito di dovute precauzioni. Genitori e figli impazziti, lavoratori ora disoccupati, titolari ora senza fatturato, economia al collasso e popolazione alla fame.

Quella vera.

Un governo litigioso, confusionario, disordinato, lento nella burocrazia, e ancora fossilizzato sulla lotta di bandiera e di partito piuttosto che con le azioni di salvataggio della popolazione. Una Europa che ci gira le spalle, e noi, paese splendido, culla di culture ed arte di inestimabile valore, uno dei pochi paesi mondiali che gode di una influenza storica insostituibile, che ci lasciamo svendere come escort al miglior offerente, senza batter pugno.

L'umore dei singoli e delle collettività non è dei migliori, anzi possiamo considerarlo come uno dei picchi di maggior depressione di massa degli ultimi 20 anni, ma diciamo anche dal dopoguerra.

Nei vani tentativi di risollevare le attività economiche, si fa indirettamente lotta classista e di genere, favorendo alcuni settori piuttosto che altri, supportando alcuni lavoratori piuttosto che altri, lasciando che il malumore generale in continuo aumento.

Tra i settori dimenticati da Dio, troviamo il turismo, l'economia turistica motrice, la cultura e la sua tutela, le arti e la loro tutela, la musica, il mondo dello spettacolo, il teatro, e tutte quelle attività di intrattenimento e sapere che fanno molti di noi, agli occhi del nostro paese, "fenomeni da baraccone".

In questi tempi di incertezza, quale certezza massima più grande e più limpida abbiamo della nostra identità culturale ed artistica? Quale arma di supremazia potremmo usare contro chi non ha fiducia in noi, se non le nostre opere d'arte, la nostra storia, i nostri talenti sul palco, i nostri musicisti, le nostre strutture ricettive, le nostre guide turistiche e chiunque sappia raccontare l'Italia con amore ai forestieri? Noi, in realtà, non abbiamo altra moneta di scambio, non abbiamo altro vanto più grande.

Nasciamo come il paese del bel canto, dalla magnifica accoglienza e calore, dall'aria familiare, dalle città che trasudano storia e architettura, il paese del marmo e del bel tessuto, di impagabili tramonti e buon cibo. Cos'altro ci serve per poter batter pugno e poter dire fieramente "io sono italiano"? Nient'altro.

La lista dei difetti nel paese è lunga, ma altrettanto lunga è quella dei pregi: alcune regioni italiane, intelligentemente, tengono vivo l'interesse dei cittadini verso arte, cultura e turismo, con svariate iniziative come i "Musei Virtuali", vere e proprie ricostruzioni digitalizzate in scala degli ambienti museali; oppure, ancora, l'accesso gratuito agli archivi delle Biblioteche e ai Cloud contenenti moltissimi E-Book e materiale multimediale utile allo studio e alla lettura: ancora, video dirette in streaming delle compagne di turismo, assieme al supporto delle guide e dei tour operator, che dal divano di casa raccontano quotidianamente storie e luoghi delle città italiane, come nelle visite guidate ma con un click! Iniziative di tanti musicisti, che impartiscono lezioni online a titolo gratuito, creano degli ensemble e delle challenge, registrando brani e dando sfoggio di abilità sul loro strumento. Poeti, attori, cantastorie che recitano sonetti, recensiscono opere letterarie, raccontano le lingue auliche.

Un pout-pourrì di persone che usano il sapere, la cultura e tutti i tipi di arte, come valvola di sfogo, come linfa per sopravvivere e come mezzo per allietare le giornate dei più tristi, segregati nelle loro case, aspettando una fine della pandemia che sembra grigia.

Quando tutto questo finirà, però, tutti gli artisti e chi si occupa di turismo, queste due branche di sottocategoria, come verranno visti agli occhi dello Stato? Verranno chiamati anch'essi "eroi"? Verranno sostenuti dalle istituzioni, anche economicamente, perchè ritenuti "lavoratori"? Diverremo finalmente individui con una professione, con delle spese a carico e con una preparazione tecnica? O saremo sempre, quelli che "non concluderanno mai niente nella vita"?.

I musei torneranno ad essere gremiti, con la speranza viva che il marmo, l'odore dei Canvas, le cornici di legno dorato, i pavimenti illuminati e lastricati di centine storiche, le poltrone morbide dei teatri, le tavole dei palchi e le seggiole dei chioschi, non vengano sostituiti del tutto dalla tecnologia.

Ma chi lavorerà, se lavorerà per questo 2020, non sarà più lo stesso. Sarà la probabile morte dei beni culturali del nostro paese. Sarà la morte delle arti, sarà la morte degli artisti, il decadimento del turismo e dei suoi operatori. Perché pochi si fideranno di volare kilometri oltreoceano per visitare il nostro paese, la paura li avrà già mangiati e consumati a dovere.

Cosa ne sarà dunque di tutte quelle piccole ma fondamentali realtà che tengono viva la nostra società, sotto quei punti di vista?

Dal piccolo montatore di palchi al fonico che organizzano un concerto; dal piccolo bigliettaio del cinema sino all'attore di teatro; dall'artigiano o manifatturiere sino all'hobbista creativo, pittore, scultore, sarto di pregio; dal dal cantante, dallo strumentista, sino ai tecnici luci e suoni; gli scenografi, i DJ, i titolari di circoli privati e dei locali che si occupano di musica ed eventi e ci permettono di campare, alle agenzie di promozione e music marketing; e nel turismo, chi si ricorderà delle guide turistiche, dei tour operator, dei traduttori ed interpreti, delle guide nei musei e nelle gallerie, negli stand e negli infopoint, delle eco-guide, delle guide escursionistiche e delle guide specializzate?

Chi renderà loro le giornate di lavoro perse, i tour rimandati, i concerti cancellati o posticipati a "data da determinare", le visite guidate sospese, le pubblicazioni letterarie, musicali o cinematrografiche, le rappresentazioni teatrali rimandate, le lezioni di musica sospese, le vendite delle proprie opere limitate, le giornate di apertura vietate dall'ordinanza?

Nessuno, perché non siamo veri lavoratori, agli occhi di tutti.

Siamo solo quelli che mettono su abilmente un castello di meraviglie e che portano in alto l'Italia ogni qualvolta uno straniero varca il confine nazionale, per conoscerci di più ed infine innamorarsi di noi.

Siamo solo il 48%, dato Istat 2019, a produrre il fatturato stagionale dell'intera nazione ed il 24% per l'extrastagionale.

Siamo solo "quelli bravi che cantano e che segui su YouTube" o "quelli che parlano un sacco al museo per spiegarti la storia di una statua".
Siamo i fantasmi di uno stato che ci ha dimenticati e mai presi sul serio, sin da sempre.

Ed ora, che nulla è cambiato e non veniamo sostenuti, non sorprendiamoci: probabilmente, non cambierà neanche dopo il Covid-19 e continueremo a vivere nell'ombra.

Facciamoci forza, da soli, come abbiamo sempre fatto. E speriamo vivamente che dopo questa pandemia, quando la gente tornerà ad affollare le città, almeno le nostre arti preziose, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra conoscenza e tutte le persone che permettono venga divulgata nel mondo, in tutte le sue forme, non vengano dimenticate.



Fonte: Sara Venerdiano
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giannimottadelli 16-04-2020
Grazie
Ti stimo grazie hai riassunto il pensiero di tanti artisti ♥️��
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Manu 22-04-2020
Parole sante
Niente di più vero, purtroppo
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