(Adnkronos) – “In Italia ogni anno vengono diagnosticati 6mila nuovi casi di tumore all’ovaio, ma solo il 40% delle donne colpite ha la possibilità di sopravvivere alla malattia. Un dato sicuramente allarmante, perché denota una mancanza di diagnosi. Ecco perché è fondamentale aiutare e supportare le donne fornendo loro una maggiore informazione sul tipo di cancro ovarico, sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Ci può essere una mutazione genetica nelle donne che hanno familiarità e quindi si possono fare dei test genomici di tipo Brca1 e Brca2 e anche dei test Hrd perché ci può essere una mutazione del Dna”. Lo spiega all’Adnkronos Salute la senatrice della Lega Elena Murelli, membro della 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato, in occasione della Giornata mondiale del tumore ovarico che cade l’8 maggio di ogni anno, istituita dalla World Ovarian Cancer Coalition che riunisce 25 associazioni di pazienti, fra cui Acto Onlus. Informazione e diagnosi tempestiva sono le parole d’ordine di una giornata che vede dibattiti, incontri e iniziative di informazione nelle maggiori città dei Paesi coinvolti. “Questi test – sottolinea Murelli – non sono ancora inseriti all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), aspetto che determina delle differenze regionali. Ci sono infatti Regioni, come per esempio la Puglia, che hanno inserito all’interno dei Lea la possibilità di fare dei test genomici, invece in altre regioni la facoltà viene lasciata direttamente all’ospedale stesso. Ecco, queste differenze di trattamento da regione a regione, anche del percorso di diagnosi terapeutica”, vanno superate all’insegna dell’equità. Questo è quello che chiedono clinici e pazienti a noi rappresentati delle istituzioni”. “I pazienti chiedono equità naturalmente nel trattamento delle cure, l’accesso ai farmaci – aggiunge Murelli – oltre al supporto psicologico, nutrizionale e sessuologico, perché il tumore ovarico interessa anche le difficoltà di natura sessuale”. Ma anche “per i clinici è importante che i test genomici vengano inseriti all’interno dei Lea per i centri specializzati, perché devono essere accurati e naturalmente seguiti da un team multidisciplinare. L’impegno principale delle istituzioni, quindi, è quello di determinare un percorso dalla diagnosi alla cura per queste pazienti, facendo prima di tutto prevenzione, informando le donne e nel momento in cui viene diagnosticato il tumore, seguirle attraverso questi test per determinare un percorso di cura adeguato e personalizzato”. Murelli fa parte del board dell’Ovarian Cancer Commitment (Occ), un’iniziativa europea promossa da AstraZeneca con la Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) e la Rete europea dei Gruppi di advocacy sul cancro ginecologico (Engage). “Ho deciso di far parte di questo comitato – riferisce – perché ritengo importante la trasversalità delle realtà che vi partecipano. Quindi, oltre ad AstraZeneca che ha promosso l’istituzione dell’Occ, ci sono anche società scientifiche, professionisti della salute, associazioni di pazienti, i primi che devono sedere al tavolo ed essere ascoltati”. L’obiettivo principale del comitato “è fare formazione e informazione sul tumore ovarico e scrivere un policy paper, un documento istituzionale che impegni poi naturalmente i legislatori a trovare un percorso adeguato di diagnosi di cura per tutte le pazienti”, conclude la senatrice. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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