"Questo plexiglass non s'ha da fare", intervista con Danilo Cacciuto, Responsabile Stabilimenti Balneari Sud Sardegna

15-04-2020 17:38 -

Interviene con il nostro Servizio Stampa il Sig Danilo Cacciuto, interpellato dai nostri microfoni, per la qestione riguardante le delimitazioni in plexiglass delimitanti le stazioni balneari, proposte da un'azienda italiana come soluzione ai limiti imposti per le distanze di sicurezza, e che i media ci hanno anticipato da un paio di giorni a questa parte sconvolgendo la popolazione dell'isola.

A seguito, uno stringato delle sue parole:
" E' importante far ripartire la stagione balneare per via di due importanti aspetti, quello psicologico e quello sociale.

Siamo disposti ad ascoltare una richiesta di distanza maggiore tra le postazioni (tra ombrellone ed ombrellone, tra fila e fila 3 mt l'uno dall'altro ) e stiamo parlando di 900 aziende in Sardegna attualmente coinvolte, circa 30000 in tutta Italia;

stiamo parlando di 1500 addetti che diventano 4500 - 5000 durante la stagione balneare.
Abbiamo la media 15.000.000 di turisti per la maggior parte dei quali il maggior interesse è il mare.

E' vero che quest'anno non arriveranno molti stranieri, ma anche vero che dovremo giustamente coccolarci gli italiani.

La nostra richiesta al sindaco ed alla Regione è di poter renderci operativi al più presto, anche perchè altre regioni come il Veneto, la Liguria, anche se da parte della Regione non vi e' alcunchè risposta.: ne' su di una supposta data ne' alcuna pianificazione a riguardo.

Per quanto riguarda i casotti in plexiglass li si ritengono davvero improponibili per i seguenti motivi:

Non sarebbe una precauzione a carico solo degli stabilimenti balneari, ma anche per tutto il territorio ritenuto " spiaggia libera ": tenendo presente che gli stabilimenti balneari, anche solo nella zona concisa tra Villasimius e Porto Pino siano circa 120, sul 25%per cento del suolo, il restante 75 per cento chi garantirà , con costi di milioni di euro i servizi di salvataggio, la messa in posa e la tutela personale?

Partendo dal presupposto che i box in plexiglass abbiano le dimensioni di 2.50 mt L x 2.50 mt H le persone all'interno sarebbero sottoposte ad una temperatura condensata media di 80 gradi Celsius. Praticamente " bollite" se non peggio.

Le spiagge nostrane sono soggette quotidianamente alla cosiddetta " termica " dal mezzogiorno alle quattro, e soggette ad imponenti influssi di venti come il maestrale che è noto abbia distrutto in passato strutture ben più importanti e pesanti. Cosa accadrebbe se venissero trasportati dai venti strutture di tale portanza su cose e persone?

Ci si riempie la bocca sul discorso sicurezza e poi si va a proporre certe oscenità? In passato non ci si è occupati di porre e strutturare determinate spiagge con dei semplici bagni pubblici, parcheggi, o altre misure atte all'accoglienza, ma anche se fosse, chi rimborserà ai comuni ed ai privati le spese ottemperate per il costrutto?"

Insomma, saremo costretti in modo Fantozziano a portarci sul tettuccio dell'auto, previo acquisto personale, i fantomatici pannelli in plexiglass?

Lo smaltimento dei tali una volta terminata l'emergenza?

Chi ci controllerà dal parcheggio alla spiaggia tenendo presente che potremmo incontrare il nostro vicino di casa?

Ci sarà una voce nella AUTOCERTIFICAZIONE, fosse anche per motivi sanitari, che ci autorizzerà ad uscire dal nostro comune di residenza per recarci alla spiaggia più vicina?

Sicuro o quasi è che l'abbronzatura da camionista sarà ben presto sostituita da quella da mascherina, date le file fronte supermercati; ma a noi italiani andrà bene, troveremo un modo di farne una tendenza anche di questo.



Fonte: Alessio Boi - Angelia Ascatigno