Meritocrazia Sardegna. Il“Giorno del ricordo” spiegato agli alunni.

10-02-2022 18:00 -

Nel giorno del ricordo delle foibe meritocrazia Sardegna immagina di dover spiegare agli studenti tramite un Professore la tragedia

Se dovessi spiegare che cos’è il “Giorno del Ricordo” ad una classe di alunni direi: “Cari ragazzi oggi il “Giorno del Ricordo”: dovete sapere che questa di oggi è una commemorazione istituita per conservare e rinnovare la memoria della tragedia di tutti gli italiani vittime delle foibe e dell'esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre”.

“E’giusto e doveroso che agli anni del silenzio abbia fatto seguito questa affermazione del ricordo. Quindi “ragazzi” questo è un atto di giustizia nei confronti di ognuna di quelle vittime, in gran parte giovani come voi, adolescenti o addirittura “bambini” e “bambine”; esso restituisce loro dignità, fierezza e pienezza del loro valore, come individui e come cittadini italiani.

“Dovete sapere che per fortuna da molti anni diverse iniziative vengono organizzate in Sardegna, “la nostra terra” infatti accolse un gran numero di esuli, attraverso molti gesti di solidarietà. Qui molto presto si è potuto ricostruire e ricordare la tragedia di migliaia di italiani, imprigionati, seviziati, annegati o gettati vivi nelle foibe. Queste sono cavità, abissi di origine naturale che sprofondano per decine di metri nel sottosuolo del Carso, altipiano che si trova alle spalle di Trieste e di Gorizia. Questa giornata rappresenta quindi, “anche per voi” la memoria dei tanti italiani scomparsi e rimasti insepolti ed anche l'evocazione delle loro sofferenze, e del dolore di quanti si videro costretti ad allontanarsi per sempre dalle loro case. “Dovete sapere” che nel 2004 l’approvazione della Legge ha istituito questa giornata e consentito il nascere di iniziative nelle “vostre” scuole per diffondere la conoscenza di quei tragici eventi presso di voi, favorendo da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi e incontri in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Grazie ai voi giovani è stato raggiunto un importante risultato, si sono intensificate le ricerche degli studiosi sulla tragedia, ristabilendo la verità storica e trasmettendola alle nuove generazioni. Sarà davvero importante per voi ragazzi in futuro coinvolgere maggiormente le istituzioni affinché la tragedia delle foibe diventi memoria condivisa della nostra patria. Non tragedia di parte, ma tragica storia italiana. È importante che sappiate che secondo gli studiosi più importanti si può ormai affermare che per gli italiani della Venezia Giulia valse il sistema di “epurazione etnica”: eliminare fisicamente i più vicini all’Italia, spaventare gli altri e costringerli all’esilio. Vi sorprenderà sapere che furono colpiti non solo coloro che ebbero rapporti col regime fascista, ma chi fosse o si sentisse italiano. La repressione si rivolse quindi contro tutti, anche, religiosi non italiani, persino sloveni e antifascisti; ciò trasformò l’eccidio in qualcosa di disumano. La scarsissima valutazione della vita umana e l’efferatezza delle violenze non hanno avuto riscontro in fatti recenti. I resoconti di come furono trattati gli italiani in quegli anni dal 1943 e al 1947 provocano ancora oggi forti emozioni e non è il caso che scenda in particolari così crudi. Quello che però vi dovete “mettere in testa” è che il concetto di “Nemico del Popolo” fu esteso fino all’estremo: e infatti vennero colpiti coloro che nulla avevano avuto a che fare con la politica, come persone vittime di vendette personali. Ciò che colpisce sono le violenze contro le donne, ma anche ragazze della vostra età, più piccole e più grandi: in particolare la donna e ragazza italiana considerata più inferiore, fu oggetto di una violenza più crudele. Ciò che in realtà si innestò fu la perfetta organizzazione “politica” delle uccisioni; la barbarie fu sistematica per non lasciare in vita testimoni scomodi che subirono una fine orribile. Dal 1943 gli italiani rimasti capirono che non erano più al sicuro, nacque così la dolorosa scelta dell’esilio: pensate alla paura e al terrore innescato alla gente: le fughe dalle case avvenivano di nascosto, le persone spesso fuggivano a volte all’improvviso, non appena ne avesse avuto la possibilità. Anche questo aspetto dell’esodo vi può chiarire la drammatica frattura all’interno della comunità giuliana. Terrorizzata dagli eccidi, la maggior parte dei profughi si diresse verso la Penisola nei purtroppo famosi “campi di raccolta”; la vita dei rifugiati non fu affatto facile: beffa ancora più grande, giungendo il nostro paese erano convinti di essere riconosciuti come italiani; e invece in alcuni casi furono considerati dei “fascisti” che avevano rifiutato il “paradiso socialista”. Nonostante il disagio i profughi mantennero una grande dignità e ancora oggi la conservano. Pensate che si dovette attendere il 1991 quando l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, un sardo come voi, si recò alla foiba di Basovizza e, inginocchiandosi di fronte alla lapide, chiese perdono per la consapevole dimenticanza della classe politica durata quasi mezzo secolo. Una frattura insanabile si venne a creare nel 1954 tra italiani e italiani: la gioia legittima per il ritorno di Trieste alla Madrepatria e la nostalgia degli esuli giuliani per l’irrimediabile perdita. Dovete capire un’ultima cosa cari ragazzi: questa non è la commemorazione del lutto di una sola parte, ma una tragedia dell’intero popolo italiano. Questo appuntamento del "Giorno del Ricordo" impegna anche voi, ogni giorno nel compito di ristabilire la verità.

SILENZIO

Il Professore : “continuiamo la lezione” ... “bhé che succede, continuiamo. Chi dovevo interrogare?”.

Claudio Usai