Nel futuro mangeremo tutti carne artificiale?

19-01-2023 17:13 -

Gli italiani pongono il veto alla commercializzazione della carne artificiale. Una petizione lanciata da Coldiretti e sostenuta da 400 firme punta all'emanazione di una specifica legge che vieti la commercializzazione degli alimenti prodotti in laboratorio.
L'istanza arriva all'indomani della decisione, nel novembre scorso, da parte della Food and Drugs administration statunitense di legalizzare la cosiddetta clean meat, con l'autorizzazione alla prima azienda produttrice (la californiana Upside food, nota per aver creato i primi nuggets di pollo interamente artificiali). Secondo le stime del Censis, circa l'84% degli italiani si sentirebbe però minacciata dalla delibera della Fda, che, visti i grossi interessi in ballo, potrebbe sfociare nella richiesta di autorizzazioni alla vendita anche in Europa, già a partire da quest'anno.

D'altronde, non siamo difronte a una novità: era il 2013 e il "Frankenburger", dispregiativo con cui venne ribattezzato il primo hamburger creato in laboratorio dai ricercatori dell'università di Maastricht, veniva degustato e approvato da due esperti gastronomici; "sembra carne","al massimo manca un po’ di sale", erano stati i commenti dei due assaggiatori. Dopo dieci anni, però, la decantata carne sintetica non ha ancora preso piede nelle tavole dei consumatori, nonostante si prevedesse la sua imminente commercializzazione su larga scala.

Nel frattempo, se paesi come l'Olanda, la Spagna o Singapore hanno avviato ingenti investimenti nel settore della produzione del novel food, l'Italia si è da sempre posta sulla difensiva: già subito dopo l'insediamento del governo Meloni, il neo-ministro dell'agricoltura e il neo-ministro delle infrastrutture Salvini hanno dichiarato la propria contrarietà alla commercializzazione dell'alimento. "Per quello che mi riguarda, voglio che i nostri figli mangino solo ciò che nasce dalle nostre terre e proviene dai nostri animali. Quindi niente latte artificiale o carne sintetica“ ha dichiarato il ministro Salvini.

Malgrado la riluttanza generale, sembra però assodato che già nel futuro più prossimo saremo chiamati a confrontarci con questo spinoso argomento. Come promesso da
Wolfgang Gelbmann, senior scientific officer dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare: "(la carne sintetica) prima o poi entrerà nel mercato alimentare Ue, non è più qualcosa di surreale ma è realtà".

D'altronde, se una parte consistente dell'opinione pubblica si schiera contro l'introduzione di cibi sintetici, l'idea sembra incontrare i favori di una sempre più numerosa controparte. La diffusione della " clean meat" permetterebbe, a detta di molti, di ridurre l'impatto ambientale derivante dalle emissioni di metano prodotte dagli allevamenti intensivi, oltre che eliminare la sofferenza di milioni di capi di bestiame.

Ma, per iniziare, chiariamo cosa si intenda con "carne artificiale": si tratta di un prodotto di laboratorio ottenuto attraverso l'estrazione di cellule staminali animali mediante biopsia, che vengono poi coltivate e alimentate al fine di ottenere una loro differenziazione. Da queste si otterranno dunque diversi tipi di cellule: cellule muscolari, endoteliali, adipose, le quali concorreranno a formare i vari tessuti che comporranno le fibre di carne. Sin dalle prime fasi di produzione si presenta tuttavia un primo dilemma etico: infatti, per nutrire le cellule non ancore differenziate, si usa solitamente il siero fetale proveniente dalle femmine bovine gravide destinate alla macellazione.

Oltre a ciò, il prelievo di cellule staminali da un animale vivo o già macellato, non negherebbe affatto la sofferenza degli animali, nonostante si parli, a livello istituzionale, di "operazioni poco invasive".
Nemmeno lo spettro dell'inquinamento sarebbe alienabile: secondo uno studio condotto dai ricercatori dell' "Oxford Martin School", le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione della carne sintetica sarebbero molto più pervasive rispetto a quelle di metano prodotte dai comuni allevamenti. Se il metano rimane in atmosfera circa 12 anni, la CO2 impiega infatti millenni per essere assorbita.

Oltre a queste già intricate questioni, non si può tralasciare la spontanea diffidenza dei consumatori verso un prodotto sintetico, che non solo non riuscirebbe a replicare le proprietà organolettiche della carne (perché risulterebbe più stopposo e di colore tendente al grigiastro, camuffato da una serie di coloranti ), ma nemmeno le proprietà nutritive del prodotto animale. L'aggiunta di coloranti, aromatizzanti, addensanti (tutti OGM), necessari per una consistenza, un colore e un sapore più simili a quelli della carne vera, fanno inoltre rientrate questo alimento nel novero dei cibi ultraprocessati, finiti sotto accusa per il loro comprovato rischio cancerogeno.
In aggiunta a ciò, secondo le stime, il prezzo sul mercato della clean meat risulterebbe assai proibitivo, e sarebbe quindi destinato a diventare un alimento di lusso inaccessibile ai più.




Fonte: Sara Ludovica Pala