Autonomia Differenziata, il ministro Calderoli in Consiglio Regionale

19-05-2023 15:02 -

Non c’è nessuna volontà di dividere l’Italia né, tanto meno, quella di favorire le Regioni più ricche.
L’autonomia differenziata, già introdotta in Costituzione con la riforma, nel 2001, del Titolo V rappresenta un’opportunità per garantire in egual misura i diritti civili e sociali in tutto il territorio nazionale.
E’ questo il messaggio ai sardi del Ministro degli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, durante l’incontro nella sala del transatlantico del Consiglio regionale, presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche di maggioranza e gli assessori alla Sanità (Carlo Doria), al Lavoro (Ada Lai) e all’Industria (Anita Pili).
L’incontro è stato invece disertato dalle forze di opposizione come annunciato ieri in una conferenza stampa.
Assenza stigmatizzata dal presidente del Consiglio Michele Pais: «Gli assenti hanno sempre torto – ha detto il presidente – questa era l’occasione per confrontarsi direttamente con il ministro ed eventualmente avanzare richieste o proporre suggerimenti per migliorare il disegno di legge sull’autonomia differenziata».

Il Ministro Calderoli ha illustrato nei dettagli i contenuti del provvedimento partendo dalla considerazione che non di riforma costituzionale si tratta ma della creazione di un percorso che permetta alle Regioni di ottenere più spazi di autonomia in applicazione dell’art 116 della Costituzione. «Piaccia o non piaccia – ha detto Calderoli – la riforma del 2001 è consolidata e da lì bisogna ripartire.
Ci sono tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) che hanno già firmato intese con lo Stato, altre 11 regioni a statuto ordinario chiedono maggiori spazi di autonomia. Per questa ragione è stato deciso di elaborare un testo di riforma».

Per il ministro degli Affari Regionali, con l’autonomia differenziata non si corre il rischio di creare regioni di serie A e regioni di serie B: «Le differenza tra nord e sud e tra aree centrali e aree marginali del paese è la conseguenza di una dimensione centralista. Ciò che vogliamo fare è garantire a tutti i cittadini l’esercizio dei diritti sociali e civili attraverso livelli eguali di prestazioni. Per far questo occorrere capire, prima di tutto, quali sono i diritti da tutelare in ciascuna delle 23 materie che le cui funzioni possono essere trasferite dallo Stato alla Regioni».

Rassicurazioni, da parte del ministro, anche sugli aspetti finanziari della riforma: ogni territorio dovrà ricevere le risorse in base al proprio fabbisogno standard – ha proseguito Calderoli. – non c’è il rischio di sottrarre risorse a chi ne ha bisogno. La spesa pubblica sarà sempre la stessa, indipendentemente da chi eroga le risorse (Stato, Regione, provincia, Comune o città Metropolitana).
Ogni intesa verrà negoziata tra Stato e Regione e sottoposta al vaglio della Conferenza unificata e del Parlamento. Ci sarà inoltre la possibilità di revocare gli accordi sottoscritti se questi non funzionano.

Per il ministro, la via per riallineare le aree ricche a quelle più deboli del paese è quella dell’infrastrutturazione dei territori che abbatte i costi della spesa pubblica e garantisce migliori servizi.
«Nel mezzogiorno la percentuale del prodotto pro capite è del 56,2% rispetto al centro nord. Bisogna invertire la rotta. Come? Attraverso l’applicazione del principio di perequazione con l’utilizzo dei residui fiscali e il ricorso ad altri strumenti finanziari.
«Con il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto – ha annunciato Calderoli – stiamo pensando alla creazione di un unico fondo che metta insieme risorse europee e nazionali per le opere infrastrutturali in tutto il territorio italiano.
Oggi le risorse europee, programmate per 7 anni, vengono utilizzate solo in parte. Dei 126 miliardi di euro a disposizione solo 33 sono stati spesi, oltre ai 10 utilizzati per l’emergenza Covid 19.
Ne rimangono 83, gran parte custoditi nelle casse dello Stato e in percentuale ridotta in quelle delle regioni.
Tra residui fiscali e fondi europei e nazionali stiamo parlando di circa 200 miliardi di euro a cui si aggiungono le risorse del Pnrr». Denari che potrebbero essere programmati attraverso un rapporto di leale collaborazione tra Stato e Regioni: «Ogni territorio si confronti con Palazzo Chigi – ha proposto il ministro – si faccia un piano infrastrutturale e si diano le risorse a condizione che le opere si concludano. Questa è l’unica via per produrre risultati».

Calderoli, infine, si è soffermato sul principio di insularità che il Consiglio regionale della Sardegna ha chiesto di prevedere all’interno della riforma sull’autonomia differenziata: «Ho accolto la proposta e stiamo predisponendo il testo – ha assicurato il ministro – sono convinto che stiamo facendo un buon lavoro, la difficoltà sarà trovare le risorse perché serviranno decine di milioni per le due isole maggiori.
La Sardegna ha una situazione particolare dove incidono, oltre alla condizione di insularità, anche il rapporto tra la superficie territoriale e la bassa densità di popolazione. In queste condizioni i costi dei servizi aumentano e non è sempre facile poterli garantire. Occorre per questo tenere conto del fabbisogno standard e abbassare i costi attraverso l’infrastrutturazione delle aree».

Sulle risorse per il superamento del gap insulare, Calderoli ha infine ricordato che esiste un fondo da 4 miliardi di euro creato nel 2008 con la legge sul federalismo fiscale che non è mai stato utilizzato.

Dopo l’intervento del ministro Calderoli sono intervenuti nel dibattito i rappresentanti delle forze politiche di maggioranza.

Redazione Cagliari Live Magazine