Bambini suicidi: dopo il Blue Whale arriva Jonathan Galindo, Disney Pippo in versione mortale. La Storia.

02-10-2020 16:26 -

Il personaggio di Jonathan Galindo ( Goofy Man ), nato come farsificazione del celebre personaggio PIPPO di Walt Disney creato dal lavoro del creatore di effetti speciali Samuel Catnipnik, conosciuto sul web con lo pseudonimo di Dusky Sam Cut, sembra essere il nuovo incubo dei giovanissimi.

Lo stesso Samuel scrive sui propri socials: “Ciao a tutti. Questa follia di Jonathan Galindo sembra stia terrorizzando tantissimi ragazzi facilmente impressionabili.

Le foto e i video sono miei, del 2012-2013. Erano per il mio bizzarro piacere personale, non per qualche cacciatore di brivido dei giorni nostri che cerca di spaventare e bullizzare la gente. Se ricevete un messaggio da qualcuno che vuole iniziare qualche gioco, non interagiteci.

Non lasciate che entri nelle vostre vite. Questo mondo ha già abbastanza problemi reali, e soffrire o morire per il piacere a buon mercato di qualcun altro non dovrebbe essere uno di quelli."

Samuel Catnipnik, mask maker, filmmaker, would-be writer ( scrittore del possibile), cosplayer, graphic desiner si dissocia quindi da chiunque stia usufruendo dei suoi vari pseudonimi. Così almeno sembrerebbe. Sottolineo il " sembrerebbe".

La situazione, parrebbe però molto, ma molto più contorta e complicata.

Nel 2017, dunque, qualcuno prende le fotografie di Dusky Sam e le usa per confezionare una creepypasta.

Per chi non le conoscesse, le creepypasta sono sostanzialmente storie dell’orrore in salsa telematica (equivalente moderno delle vecchie storie di fantasmi).
Spesso partono da immagini inquietanti per costruirci intorno un racconto, via via modificato dagli utenti per renderlo sempre più spaventoso e poi diffuso grazie al copia e incolla (il suffisso “pasta” viene proprio da “cut and paste” cioè taglia e incolla).

Negli anni questi racconti hanno dato origine a diversi “personaggi” horror, alcuni poi di grande successo, alcuni addirittura sfruttati anche nell’industria cinematografica o nei videogiochi .

La prima testata giornalistica a parlare di " Pippo" era stata la Blasting News messicana nel 2017 , da sempre accusata del fatto che ogni notizia pubblicata sia scritta in realtà dagli stessi lettori e pubblicata senza alcuna verifica dei fatti.

Testate così sono scelte da bufalari e trolls di professione proprio per mettere in circolazione notizie senza fonti, che però in questa maniera riescono facilmente a diventare virali.

Nel caso dell’articolo del 2017 in realtà l’autore del pezzo spiegava fin da subito la situazione in maniera completa.

Erano stati aperti svariati profili social con l’immagine di un Pippo umano, col nome Jonathan Galindo, Dusky Sam e Samuel Catnipnik che si divertiva a fare filmati porno mentre indossava un trucco facciale particolare o costumi speciali.

"Siamo di fronte al solito caso di qualcosa che da Internet arriva nelle mani di persone che non sono in grado di decodificarlo e quindi ne hanno timore. Ma si tratta solo dell’ennesimo creepypasta, come ne abbiamo visti tanti negli anni. Da Slenderman a Momo, da Blue Whale Challenge a Jonathan Galindo, fino ad arrivare a El Ayuwoki. I veri pericoli per bambini, in rete come nella vita reale, si celano dietro facce normali, comuni, innocue. Quelle di cui ci viene più spontaneo fidarci. Spesso gente che conosciamo nella vita reale. Questi sono Horror di serie B sufficienti a scatenare le paure di certi genitori" afferma Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) che, in un video pubblicato a luglio su youtube tratta la storia di Jonathan Galindo alla stregua di una bufala: “Il fatto di riprendere dei pericoli autentici, di travisare completamente, di costruirci sopra una storia che dia la possibilità di indicare un colpevole preciso è la stessa cosa che troviamo all’interno di tante teorie del complotto. Ogni volta che un giornalista senza alcuna cultura della rete tratta un creepypasta, ecco che si crea il caso, ed i genitori hanno paura che i computer diventino qualcosa di pericoloso."

Insomma, prima si scrive e poi ci si contraddice.

Resta il fatto che un bimbo di 11 anni, prima di lanciarsi nel vuoto, abbia lasciato questo messaggio su whatsapp ai genitori:" Ora ho un uomo incappucciato davanti. Non ho più tempo".

Ad indagare sull'ipotesi che possa essere rimasto vittima di una sorta di 'gioco' social che spingerebbe i ragazzi verso gesti autolesionistici fino a convincerli a compiere il gesto più estremo è la Squadra Mobile della Questura di Napoli che tutt'oggi indaga a 360 gradi annaspando però nel buio, tenendo presente il fatto che il reato di istigazione al suicidio abbia un raggio di azione investigativo più ampio.

Secondo quanto riportato l'undicenne è uscito dalla cameretta per andare in bagno intorno a mezzanotte.

Quando i genitori se ne sono accorti l'hanno cercato fino alla tragica scoperta: uno sgabello vicino alla ringhiera del balcone, il cellulare a terra e il corpo esanime del piccolo versato al di sotto, esanime. A nulla è servito l'intervento tempestivo del 118.

Quanti altri bambini dovranno ancora essere vittime inconsapevoli dei nuovi idoli dell'orrore; per quanto ancora si dovrà ancora trasformarsi da genitori ad investigatori per evitare ai propri figli la medesima fine??

Addirittura si specula sull'argomento anche tramite la musica o pseudo tale sul canale https://www.youtube.com/watch?v=cRcVttDlRhU&bpctr=1601647515 e basterebbe leggerne i commenti per comprendere la gravità della situazione.

Un tempo i GENITORI o i nostri NONNI erano i nostri IDOLI.

Ora si ha bisogno di cercarne altri che ci portano alla morte?

Diamoci una risposta perchè di domande, forse, non avremo il tempo di farne.




Fonte: Angelia Ascatigno