Covid & Arts : i musei italiani nel 2020

02-12-2020 18:45 -

Siamo sulla vicina conclusione di questo anno difficilissimo, fatto di grandi incertezze lavorative e di instabilità professionali.

Alcuni settori hanno definito il 2020 "la morte dell'economia italiana", ed i numeri attuali non ci dicono il contrario.

Apriamo, però, una parentesi importante su un settore del comparto turistico-culturale che ha visto più chiusure e più perdite rispetto a molti altri: l'istituzione museale.

Ufficialmente, nel 2020, si contano 4 mesi su 12 di apertura al pubblico, con capienza degli ospiti accolti ridotta al 20% dello spazio calpestabile, senza un personale adeguato al banco per il servizio di accoglienza e con il servizio di pubblicazione interrotto ad oltranza.

Non ci sono probabilmente numeri reali che possano identificare l'enorme perdita economica che ha lasciato la realtà museale italiana così provata e con le gambe spezzate, e nemmeno il personale di sala ha saputo definire differentemente l'inadeguatezza delle norme di contenimento e di prevenzione anti-Covid, se non con il termine "precarie".

museo dei marmi cimitero di iglesia

Il termine precario, che noi conosciamo inerentemente al mondo lavorativo - occupazionale, si è innestato anche nelle metodologie logistico-gestionali dei musei, che vedono da ormai 365 giorni, cumuli di polvere sulle teche e pochissime speranze di ripresa.

L'interesse per la cultura, quest'anno, è stato strumentalizzato, secondo molti pareri sparsi nei social dal comune popolo del Web, con particolare attenzione per le piattaforme di Facebook e Instagram, per avviare una campagna di elemosina verso lo sguardo europeo sulla nostra nazione, che certo non può che vantare un patrimonio artistico-culturale senza precedenti.

Questa Europa, che oltre che gettare via fondi senza verifiche preliminari altro non sembra fare, quest'anno, sottovaluta la gravità della situazione e potrebbe non sostenerci adeguatamente per proporre una offerta turistico-culturale capace di avviare una ripresa per il settore italiano.

Tra le opinioni del web risuona anche il quesito noto ormai ai media come la fatidica domanda "Perchè il calcio si è il museo no?": per tutti gli impiegati del settore museale, vittime di questa grande doccia fredda, ancora non arriva risposta degna di essere chiamata tale per la sua esaustività, ma permane l'immensa preoccupazione per il calo di risorse assegnabili ad ogni singolo museo d'Italia, di qualunque natura esso sia, per sopperire alle perdite annuali e per permettere una adeguata manutenzione dei beni al loro interno.

Non ci sono dubbi: la pittura vascolare non sbiadisce con il Covid19, ma i corridoi vuoti di un museo uccidono l'identità di una nazione, perché il tempo passa assieme al suo carretto di generazioni al seguito, e non perdona niente e nessuno, soprattutto non perdona le miriadi di operatori del turismo e gli impiegati museali di sala e di galleria ora costretti a casa perché targetizzati come "Possibili Untori".

Già, perché il problema principale non è il doversi fermare un anno o due se necessario, per ristabilire l'ordine sanitario nazionale evitando assembramenti o situazioni fertili per il contagio; il problema persiste fino a che tra le regolamentazioni europee, permarrà la visione del museo, del teatro, del cinema, della biblioteca e della galleria artistica, come un luogo potenzialmente pericoloso, portatore di focolai e contagi.

Guardandoci attorno, nella quotidianità cittadina, assistiamo a casi di assembramento malgestito, con controlli pari a zero se non qualche multa qua e là, in contesti ben più tipici ed inclini al raduno delle persone.

Davanti a questo spettacolo raccapricciante, è ancora il caso di considerare un museo, al quale si può accedere comunque dotati di mascherina, in numero ridotto e distribuito a fasce orarie e giorni alterni, al cui interno sarebbero presenti stazioni con gel disinfettante alla portata di tutti ( cogliendo pure l'occasione per rendere i musei ancora più smart e ancora più digitalmente accessibili ), un luogo pericoloso a rischio contagio? Per tanti, non é e non sarà mai così, e se ben gestito, si eviterebbe la morte della cultura e lo spegnimento delle menti nei riguardi delle arti.

Ora, più che mai, é necessario sostenere i musei e tutte le realtà turistiche, artistiche e culturali, effettuando piccole donazioni, sponsorizzandone l'attività ed il contenuto, sostenendo lo staff che ci lavora, dal bigliettaio alla guida di galleria, dallo staff delle pulizie alla security, cercando di preservare anni, secoli, millenni di arte e cultura che nemmeno questo maledetto Covid potrà sottrarci, costi quel che costi.


Fonte: Sara Venerdiano