Due chiacchiere con Friad Babani cittadino Kurdo che ama l’Italia.
È il momento che il Kurdistan diventi Repubblica.

19-01-2020 17:40 -

Ho avuto l’onore di conoscere Friad, marito della mia amica Tiziana Crusco, e in questi quasi 2 anni di amicizia lo ho tormentato con mille domande, incuriosita dal conoscere realmente i fatti della rivoluzione Curda, di scoprire ciò che i giornali non vogliono farci sapere. Ho scoperto un bellissimo popolo, molto simile a noi, un popolo rispettoso delle tradizioni e culture altrui, ma soprattutto un popolo che riesce a convivere in modo pacifico con religioni diverse senza imposizioni dell’una o dell’altra. La convivialità culinaria unisce Curdi e Italiani, e il cibo curdo è squisito. Grazie Friad per avermi sopportato e per l’ottimo thè Curdo che ci prepari ogni volta.

A quando il Kurdistan finalmente libero e indipendente?

-Speriamo presto, il nostro popolo ha lottato duramente per difendere le proprie origini e tradizioni. Nel 2017 c’è stato un referendum dove il 98% ha espresso la volontà di trasformare il Kurdistan in repubblica.


Voi convivete perfettamente con il credo cristiano e mussulmano, siete un esempio di tolleranza e fratellanza al quale molti stati Arabi avrebbero dovuto far riferimento, invece siete stati vittime di genocido da parte del dittatore Saddam Hussein.

-Il popolo Kurdo non ha accettato e mai accetterà di rinunciare alla sua storia per sottomettersi a chi vuole annientarci. Quando Saddam Hussein, la cui madre tra l’altro era curda, decise di attaccarci noi abbiamo dimostrato il nostro patriottismo unendoci, da prima abbiamo occupato le Montagne per difendere il territorio, è stata molto dura, una lotta durata anni e contro un esercito numeroso e ben equipaggiato, molti di noi erano civili che si sono addestrati sulle montagne, unica arma che avevamo era il kalashnikov, per fortuna c’erano membri dell’esercito come il Generale Kamal che hanno organizzato le truppe e addestrato i civili.


Come è iniziata questa ribellione?


-Con la costituzione nel 1975 del Unione Patriottica del Kurdistan, UPK o dall’inglese PUK "Patriotic Union of Kurdistan", fondato da Jalal Talebani. Per quasi 30 anni il braccio armato dell’UPK ha combattuto contro il regime di Saddam Hussein. Jalal Talebani è stato Presidente dell’Iraq dal 2005 al 2014. Tra il 1994 e il 1998 ci fu la guerra civile, Saddam approfittò per tentare di avere il controllo della regione curda, fu allora che i curdi si unirono infatti scesero in piazza tutti, tutte le città si unirono per difendere il popolo e la cultura curda.


Saddam Hussein non è stato per niente tenero col tuo popolo.

-Il suo obiettivo era annientarci, ci sono stati gravissimi episodi di genocidio anche con armi chimiche, ad esempio nella città di Halabja nel 1988 furono sterminati 10 mila Curdi, comprese donne e bambini, col gas cianuro. Sono morti oltre 50 mila curdi per mano della Turchia e del regime di Saddam Hussein. Le vittime civili venivano sotterrate vive.


Quando è finita la rivoluzione armata?

-Con la cattura di Saddam Hussein e quando gli Americani hanno dichiarato il Kurdistan zona rossa intoccabile, i guerriglieri sono tornati nelle loro case.

Il popolo curdo come vede la figura della donna?

-Noi abbiamo grande rispetto, le nostre donne sono libere, siamo un popolo moderno. Non c’è obbligo di indossare abiti religiosi, possono guidare, lavorare, come è giusto che sia. La donna curda è una donna forte, una guerriera, tanto è che durante la rivoluzione ha preso parte attiva per difendere il suo popolo, esiste l’Unità di protezione delle donne composta da guerrigliere Peshmega che hanno lottato senza paura contro l’ISIS.

Come è la situazione ora?

-Ora siamo una regione all’interno dell’Iraq e vogliamo diventare una Repubblica, noi viviamo in pace, siamo una regione ricca e con nuove prospettive per il futuro. Abbiamo il governo regionale curdo, il capoluogo Erbil è una bellissima città. A proposito di donne da noi la rappresentanza in politica delle donne deve essere del 33% e la presidente del Parlamento Curdo è una donna Rewaz Fayaq.


Ti piace l’Italia?

-L’Italia mi piace molto, soprattutto il sud, le persone sono molto socievoli, mi trovo qui per amore e mi divido tra Kurdistan e Italia.

Raccontami l’aneddoto sul rosario.

-Si, quando il ministro Talebani decise di lasciare il suo incarico per unirsi alla rivoluzione sulle montagne, Saddam Hussein gli diede un rosario in legno dicendogli che gli sarebbe servito per passare il tempo. Quando Saddam venne arrestato, Talebani andò a trovarlo in prigione e gli portò lo stesso rosario dicendogli ora serve più a te visto che avrai tanti anni da passare qui. Talebani fu l’unico che non firmò per la condanna a morte di Saddam, essendo un democratico non è d’accordo con la pena di morte.


Chiudiamo questa chiacchierata ricordando Barin Kobani, una combattente delle YPJ uccisa in modo crudele dai soldati Turchi di Erdogan e dalle milizie dei jihadisti vicino ad Al Qaida. Dopo averla assassinata hanno filmato il corpo mutilato della Kobani inneggiando ad Allah Akbar (Dio è grande in arabo), e urlando "Questi sono i maiali del Pkk”.
Il Kurdistan merita di diventare uno Stato a tutti gli effetti in memoria di tutti i caduti per la patria.




Fonte: Mariangela Campus