Sei mesi di incontri settimanali con i volontari della Fondazione “La Via della Felicità”, durante i quali i ragazzi, senza inutili colpevolizzazioni ma sempre invitati a prendersi responsabilità, sono passati attraverso agli anni in cui una vita dissoluta e senza freni, li ha isolati dagli affetti più cari fino a perdere qualsiasi valore civico ed etico, portandoli ad attraversare più e più volte la soglia del carcere e buttando via gli anni migliori della loro vita.
In una lunga testimonianza scritta, Alberto (nome inventato ma storia drammaticamente vera) riassume oltre 30 anni di vita fatta di spaccio, rapine, furti, eroina, cocaina, carcere e soprattutto solitudine, scrive: “ora dopo più di trent'anni di tossicodipendenza e di tanti anni vissuti in carcere, mi ritrovo in comunità ad affrontare la vita vera e, finalmente, ammirarla per quello che è”.
Osservando come sarebbe potuta essere la vita se vissuta all'interno dei paletti descritti nella Via della Felicità, questi ragazzi stanno rivedendo la luce in fondo a quel tunnel buio in cui erano caduti. Ora sognano una nuova “vita normale”, con gli affetti da cui in precedenza hanno fatto di tutto per essere allontanati, un lavoro onesto e una vita sociale dove il marchio del criminale sia cancellato perché, come scrive l'autore L. Ron Hubbard nel libro “la Via della Felicità”: “Non esiste persona viva che non possa dar vita ad un nuovo inizio”.
Il racconto di Alberto termina con un'accorata esortazione: “ragazzi, se dovesse capitarvi che nell'anticamera del cervello vi passi in testa di provarci, vi prego non fatelo! È certo che andrete incontro all'autodistruzione della vostra vita! Non provateci per nessuna ragione al mondo, la vita è troppo bella per poterla distruggere con le proprie mani o con quelle degli altri. Buona vita da Alberto”
Un augurio che i volontari fanno di cuore a tutti i ragazzi delle comunità che ce la stanno mettendo tutta per ripristinare l'onore e il rispetto di sé.