Sabato 3 dicembre, è stata la "Giornata mondiale della disabilità". Una giornata in quale, la comunità internazionale tutta ha deciso di dedicare, a tutte le persone che affrontano la vita con maggiori difficoltà, ma non si arrendono e mollano mai.
Noi, sabato abbiamo partecipato presso la "EFFICIO LUCEM STUDIO" di Michele Piras, ad una mostra d'arte del nostro amico pittore Andrea Ferrero, privo della vista per una retinite pigmentosa. Andrea, ormai grazie a tutti noi, lo conosciamo tutti. La serata è stata presentata dalla Professoressa Marcella Serreli, storica d'arte, che insieme a Michele e ad Anna Patricolo hanno allestito tutto.
Abbiamo voluto rivolgere loro, qualche domanda.
Qui di seguito in stralcio, riportiamo le loro interviste
ANDREA FERRERO:
Come mai, hai desiderato di realizzare una mostra, oggi?«Allora, oggi è la “Giornata internazionale della disabilità” e credo che, la cultura e l'arte debbano essere assolutamente accessibile a tutte le persone, comprese le persone con disabilità e quindi il senso, di questa mostra, è proprio quello di fornire una mostra che sia accessibile, una mostra per tutti»
Qual è il messaggio che vorresti dare a tutti, con questa mostra?
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Questa mostra ha anche un altro senso, un altro significato, nel senso che io sono disabile visivo e quindi esporre, dimostrare che una persona che non vede può dipingere per me è una cosa molto molto molto bella, e molto significativa. Solitamente, si pensa all'Artista, come qualcuno che debba utilizzare le mani. C'è chi affronta la disabilità, attraverso la scultura, la musica o canta, suona. Ecco, io, invece, ho deciso di esprimere quello che ho dentro, attraverso la pittura. Vedere sarebbe meglio, però il quadro non è solo la vista, il quadro è anche, idea, emozione, progetto, gesto, immaginazione, creatività.
Ecco, quindi ridurre un'attività pittorica, solo ed esclusione dalla vista, mi sembra molto riduttivo»
MARCELLA SERRELI
Perché una mostra qui, oggi?
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Perché qua? è una è stata una bella opportunità, in una giornata così importante, che richiama l'attenzione su una in realtà, su delle attività che riguardano l'arte è un'arte che si diffonde all'interno di una società, dove chiamiamole problematiche della disabilità e che diciamo si stanno normalizzando. Questa è la cosa fondamentale, cioè la diffusione della pratica dell'arte, che coinvolge le persone e che finalmente, grazie anche alla diffusione alla informazione, e alla frequentazione di musei, di ambienti artistici, finiscono a svelarsi, e a riscoprire le loro caratteristiche, le loro sensibilità, anche nello svolgimento di un'arte. E oggi è il caso di Andrea Ferrero che conosciamo tutti e che presenta il suo lavoro, perché la sua grande passione è la pittura. In genere nell'idea più diffusa, il pittore deve essere vedente. Ma l'arte chiama, è quasi una vocazione e soprattutto Andrea risponde con un deposito di memorie iconografiche, e per cui riesce ancora a trasmettere, anzi lo rinnova ogni giorno. Questo bagaglio straordinario di conoscenza e di immagini che ha percepito quando ancora vedeva, ma che ha sempre alimentato nella sua attività e per cui, Andrea è in grado di restituirci sensazioni, anche ricordi per tutti e col suo grande amore nei confronti soprattutto del mare, della sua città, dell'ambiente all'aperto, e riesce ecco a dare ordine, nonostante la grande confusione della nostra società dei nostri tempi. E con la sua progettualità, lui riesce a dare ordine ai ricordi e ordine alle sensazioni attuali.»
Perché secondo lei, la comunità internazionale ha voluto una giornata della disabilità?«
E' una questione di civiltà è una questione di maturità e di consapevolezza in un modo o nell'altro tutti abbiamo una disabilità tutti quanti ce l'abbiamo e dobbiamo venirci incontro, capire le esigenze di tutti noi. L' idea più diffusa era che un sordo, un cieco fossero disabili o un disabile motorio. In realtà, le disabilità sono veramente tante. Per cui un interessamento alle esigenze di tutti, ci porta anche a distribuire l'importanza sulla qualità. Tutti quanti, ognuno di noi ha delle diverse abilità e le compensiamo tutti a vicenda, ecco direi che questa, sarebbe la società ottimale. Il percorso è lungo, lo so benissimo, faticosissimo, son da tanti anni che me ne occupo, però io credo che, con una maggiore livello di consapevolezza, realmente anche tutti noi veramente, potremmo essere più generosi nelle nostra nella nostra composizione, nella nostra offerta.»
Daniele Cardia