Adolescenti armati di coltelli. Puligheddu: un campanello d'allarme per la società
05-04-2024 12:47 - SARDEGNA
CAGLIARI - Carla Puligheddu, Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, lancia un allarme inquietante riguardo il crescente fenomeno degli adolescenti che portano con sé coltelli, spesso nascosti in tasca o nello zaino. "Gli adolescenti che lo portano in tasca o nello zaino
finiscono sempre per usarlo” scrive in una nota stampa la Garante. Questa tendenza, messa in luce da un recente episodio di violenza tra giovani studenti a Macomer, solleva profonde preoccupazioni sulla sicurezza e sul benessere dei nostri ragazzi.
Il fenomeno, in maggior parte maschile, coinvolge adolescenti tra i 14 e i 16 anni, in un contesto in cui la propensione alla violenza sembra in aumento. Uno studio dell'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) evidenzia non solo la facilità con cui i giovani possono ottenere coltelli, ma anche il simbolismo pericoloso attribuito a tali oggetti nella cultura giovanile. Portare armi da taglio diventa un mezzo per ottenere apprezzamento sociale e riconoscimento di virilità, influenzando negativamente il comportamento degli adolescenti.
Secondo la ricerca, un adolescente su cinque porta con sé un coltello per affermare la propria "mascolinità", spesso spinto dalla pressione del gruppo. Chi rifiuta di conformarsi rischia l'esclusione sociale. Più allarmante è che per molti giovani il coltello diventa un simbolo di sicurezza, un presunto strumento di difesa nelle situazioni di pericolo, soprattutto di sera.
L'abuso di alcol e droghe in età adolescenziale è correlato a comportamenti devianti che persistono nell'età adulta, incrementando il rischio di ricorso alla violenza armata. Gli episodi di violenza verbale tra adolescenti, soprattutto in prossimità delle scuole, rischiano di degenerare in confronti fisici con esiti tragici.
Questi comportamenti sono sintomi di una società in cui le dinamiche affettive e relazionali falliscono, spesso già a livello familiare. L'istruzione emerge come un fattore cruciale: i giovani più istruiti tendono a ricorrere meno alla violenza e hanno minori probabilità di diventare vittime.
La situazione richiede un intervento urgente che vada oltre il mero aspetto repressivo. È fondamentale valorizzare il ruolo educativo e culturale delle scuole, supportandole adeguatamente per affrontare queste sfide. Solo attraverso un impegno collettivo orientato alla prevenzione e all'educazione si possono sperare di invertire queste tendenze pericolose, garantendo un futuro più sicuro e inclusivo per tutti i giovani.
finiscono sempre per usarlo” scrive in una nota stampa la Garante. Questa tendenza, messa in luce da un recente episodio di violenza tra giovani studenti a Macomer, solleva profonde preoccupazioni sulla sicurezza e sul benessere dei nostri ragazzi.
Il fenomeno, in maggior parte maschile, coinvolge adolescenti tra i 14 e i 16 anni, in un contesto in cui la propensione alla violenza sembra in aumento. Uno studio dell'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) evidenzia non solo la facilità con cui i giovani possono ottenere coltelli, ma anche il simbolismo pericoloso attribuito a tali oggetti nella cultura giovanile. Portare armi da taglio diventa un mezzo per ottenere apprezzamento sociale e riconoscimento di virilità, influenzando negativamente il comportamento degli adolescenti.
Secondo la ricerca, un adolescente su cinque porta con sé un coltello per affermare la propria "mascolinità", spesso spinto dalla pressione del gruppo. Chi rifiuta di conformarsi rischia l'esclusione sociale. Più allarmante è che per molti giovani il coltello diventa un simbolo di sicurezza, un presunto strumento di difesa nelle situazioni di pericolo, soprattutto di sera.
L'abuso di alcol e droghe in età adolescenziale è correlato a comportamenti devianti che persistono nell'età adulta, incrementando il rischio di ricorso alla violenza armata. Gli episodi di violenza verbale tra adolescenti, soprattutto in prossimità delle scuole, rischiano di degenerare in confronti fisici con esiti tragici.
Questi comportamenti sono sintomi di una società in cui le dinamiche affettive e relazionali falliscono, spesso già a livello familiare. L'istruzione emerge come un fattore cruciale: i giovani più istruiti tendono a ricorrere meno alla violenza e hanno minori probabilità di diventare vittime.
La situazione richiede un intervento urgente che vada oltre il mero aspetto repressivo. È fondamentale valorizzare il ruolo educativo e culturale delle scuole, supportandole adeguatamente per affrontare queste sfide. Solo attraverso un impegno collettivo orientato alla prevenzione e all'educazione si possono sperare di invertire queste tendenze pericolose, garantendo un futuro più sicuro e inclusivo per tutti i giovani.
Redazione Cagliari Live Magazine
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