28 Aprile 2024
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Hate speech, stalking, minacce di morte: la Polizia di Stato arresta due trentenni torinesi

24-02-2024 19:10 - TORINO NEWS
TORINO - La Polizia di Stato di Torino, in un'azione coordinata e accuratamente eseguita, ha arrestato due trentenni torinesi, accusati di stalking e di aver commesso gravi atti di hate speech.
Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, sono il risultato di un'indagine approfondita che ha coinvolto la Polizia Postale del COSC Piemonte-Valle d’Aosta.

I fatti contestati ai due individui sono particolarmente gravi: le indagini hanno rivelato che essi hanno preso di mira una persona che sui social media aveva condiviso la propria esperienza nel processo di cambio di sesso.
La vittima, infatti, aveva subito ripetute offese, minacce e la divulgazione non autorizzata di dati personali attraverso diversi canali su una nota piattaforma di streaming.
Le azioni degli indagati erano motivate da odio transfobico, con l'esplicito intento di costringere la vittima a interrompere il proprio percorso di transizione di genere o a rimanere in silenzio sulla propria condizione emotiva.
Le indagini hanno inoltre rivelato che l'hate speech si è trasformato in azioni ancora più preoccupanti, tra cui il pedinamento fisico, la diffusione di dati anagrafici, ricatti privati sui social media e perfino minacce di morte.
Uno dei due arrestati, spacciandosi per un "funzionario del ministero dell'interno", ha intimidito la vittima sostenendo di poter monitorare i suoi spostamenti e i dettagli della sua vita personale.

Inoltre, sono stati scoperti numerosi account illecitamente creati su siti erotici o di incontro, contenenti dati personali della vittima, aumentando così il suo senso di insicurezza e paura di ulteriori attacchi virtuali o aggressioni fisiche.
Grazie agli approfonditi accertamenti condotti dalla Polizia Postale e sotto la direzione della Procura di Torino, è stato possibile tracciare e identificare gli indagati.
Uno di loro era direttamente coinvolto nella produzione di contenuti denigratori in streaming, mentre l'altro, grazie all'accesso a banche dati per motivi lavorativi, ha ottenuto illegalmente dati personali che sono stati poi diffusi pubblicamente.
Attualmente, sono in corso ulteriori indagini per chiarire completamente le dinamiche della vicenda. È importante sottolineare che, fino a una sentenza definitiva, gli indagati devono essere considerati non colpevoli.

Redazione Cagliari Live Magazine


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