
(Adnkronos) – Non una cinquina omogenea, ma un mosaico narrativo che si snoda tra sperimentazione linguistica, radici storiche, geografie periferiche e riflessione civile. È stata selezionata oggi a Padova la cinquina finalista della 63esima edizione del Premio Campiello, concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello ‐ Confindustria Veneto. Nel corso della votazione nell'Aula Magna 'Galileo Galilei' di Palazzo del Bo dell'Università degli Studi, la Giuria dei Letterati ha votato tra gli 81 libri ammessi al concorso dal Comitato Tecnico: al primo turno Wanda Marasco con "Di spalle a questo mondo" (Neri Pozza) con 7 voti, Monica Pareschi con "Inverness" (Polidoro) con 6 voti e Fabio Stassi con "Bebelplatz" (Sellerio Editore) con 6 voti, al secondo turno Marco Belpoliti con "Nord Nord" (Giulio Einaudi Editore) con 6 voti, al quinto turno Alberto Prunetti con "Troncamacchioni" (Giangiacomo Feltrinelli Editore) con 6 voti. Cinque libri che, come ha sottolineato il presidente della Giuria Giorgio Zanchini, "propongono temi diversi e pubblicati anche da editori diversi", segno tangibile di un'editoria viva, "sfaccettata e ancora capace di sorprendere". Durante la selezione la Giuria ha inoltre annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento attribuito dal 2004 ad un autore al suo esordio letterario: è stato assegnato a Antonio Galetta con “Pietà” (Giulio Einaudi Editore). E' un romanzo d’esordio, ha spiegato Zanchini leggendo le motivazioni, che si distingue per la costruzione corale e per l'adozione di un narratore collettivo – il "noi" – che racconta un piccolo paese del Sud Italia con ironia tagliente e malinconia dolceamara: "la lingua, viva e stratificata, oscilla tra lirismo e grottesco, e si fa strumento di una denuncia elegante e potente contro la degenerazione del discorso pubblico. Una prova narrativa che ha il sapore raro di un classico contemporaneo". Ora per i cinque finalisti si apre il tradizionale tour estivo in tutta Italia, prima del verdetto finale che sarà affidato alla Giuria dei Trecento Lettori anonimi, selezionati su base nazionale per rappresentare tutte le fasce sociali e professionali. Saranno loro a decretare il vincitore, il prossimo 13 settembre sul palco del Teatro La Fenice di Venezia. La Giuria dei Letterati presieduta da Giorgio Zanchini che ha selezionato i finalisti è composta da Rita Librandi, Liliana Rampello, Stefano Salis, Alessandro Beretta, Federico Bertoni, Daniela Brogi, Silvia Calandrelli, Daria Galateria, Lorenzo Tomasin e Roberto Vecchioni. Zanchini, noto giornalista radiofonico della Rai, al suo esordio come presidente della Giuria dei Letterati, ha dichiarato: "Presiedere per la prima volta la Giuria dei Letterati del Premio Campiello è stata un'esperienza profondamente istruttiva. Ho potuto osservare da vicino, con grande curiosità e ammirazione, la serietà, l'impegno e l'assoluta imparzialità che animano ogni discussione e ogni giudizio sui libri. La letteratura, come il giornalismo che pratico da anni, è uno strumento essenziale per dare forma al caos, per interpretare la realtà e costruire un significato condiviso che ci tiene uniti come comunità. Un premio come il Campiello amplifica questa funzione in modo ancora più profondo. In questi mesi, abbiamo potuto leggere opere che non sono solo testimonianza del nostro tempo, ma che offrono lenti acute e talvolta anche spietate per comprenderlo. È un lavoro che ritengo fondamentale, un contributo tangibile alla qualità del dibattito pubblico e, in ultima analisi, alla vitalità della nostra democrazia". Il compito di fare un'osservazione sul panorama narrativo italiano è toccato al giurato Federico Bertoni, professore di critica letteraria all'Università di Bologna: "A fronte di una sterminata produzione e di un conformismo narrativo che spesso predilige temi facili per catturare il pubblico, c'è anche chi va controcorrente, cercando una propria voce spiazzante per raccontare quello che ancora non è stato detto, che poi è il compito della letteratura: inventare storie e personaggi per disegnare anche mappe del nostro destino. Possiamo dire che, per fortuna, il romanzo non è finito". La cerimonia padovana è stata anche un’occasione per riflettere sul ruolo della cultura oggi. Raffaele Boscaini, nuovo presidente della Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto, ha ricordato che "in un momento di sfide globali complesse, investire nella cultura significa attrarre giovani qualificati e rafforzare le eccellenze del nostro Paese". A fare eco, le parole di Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est: "Il Campiello non è solo un premio, è un presidio culturale, uno spazio di visione e di identità". I libri finalisti propongono storie che scavano con scritture che incidono. Con "Di spalle a questo mondo" (Neri Pozza) Wanda Marasco si conferma una delle voci più originali della letteratura italiana degli ultimi anni. Il suo romanzo è un canto funebre e visionario, una discesa nei territori oscuri della psiche e della memoria, dove la lingua si fa fitta, avvolgente, ferita. Monica Pareschi con "Inverness" (Polidoro) si cimenta in un'opera straniante, immersa in una dimensione sospesa tra viaggio interiore e paesaggio nordico; una narrazione rarefatta, lucida, dove l’introspezione si fonde con la geografia e la scrittura si accosta con precisione chirurgica al silenzio. Con "Bebelplatz" (Sellerio) Fabio Stassi firma forse il suo romanzo più ambizioso: un intreccio di memoria europea, bruciata dal fuoco della storia, che prende il nome da una delle piazze più tragiche di Berlino; un romanzo dove l'intellettuale e il narratore si incontrano per raccontare le ferite ancora aperte del Novecento. Marco Belpoliti con "Nord Nord" (Einaudi) attraversa un’Italia verticale, dal crinale alpino ai paesaggi dell’immaginazione, in una narrazione che è insieme viaggio fisico e antropologico. Un libro che cerca il senso dell’identità italiana spingendosi verso le sue estreme latitudini. Alberto Prunetti con "Troncamacchioni" (Feltrinelli) con la sua scrittura abrasiva e militante torna a dare voce a una classe operaia smarrita, tra realismo post-industriale e affondi satirici; una scrittura rabbiosa e necessaria, che non ha paura di sporcarsi con il presente. (di Paolo Martini) —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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