Cagliari, la lettera di Maria Teresa Spolitu dopo l’incidente della Volante della Polizia

Maria Teresa Spolitu scrive al Questore dopo l'incidente della Volante a Cagliari, ricordando il sacrificio del fratello Pietro, morto in servizio nel 1976.

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Polizia di Stato Cagliari
Polizia di Stato Cagliari - Foto Archivio

CAGLIARI – L’incidente avvenuto il 21 gennaio 2025 a Cagliari, in cui due agenti di Polizia sono rimasti feriti durante l’inseguimento di un’auto rubata, ha riportato alla memoria un tragico evento del passato.

Maria Teresa Spolitu, sorella di Pietro Spolitu, agente di Polizia morto il 29 febbraio 1976 in circostanze analoghe, ha inviato una lettera al Questore di Cagliari. Il suo scritto è un toccante richiamo alla dedizione e al sacrificio degli uomini in divisa, che ogni giorno rischiano la vita per garantire la sicurezza della collettività.

Nel suo messaggio, Maria Teresa Spolitu rievoca la tragica notte in cui suo fratello, all’epoca 22enne, e il collega Vincenzo Fracasso, di 27 anni, persero la vita in un incidente stradale a Quartu Sant’Elena, mentre inseguivano quattro delinquenti a bordo di un’auto rubata. La loro Volante si schiantò contro un pilastro, lasciando una ferita indelebile nella memoria della famiglia e dell’intero corpo di Polizia.

“Sfogliando le pagine del quotidiano sono rimasta ‘inebetita’ dinanzi all’articolo ‘La Volante si schianta durante l’inseguimento’. In un attimo sono tornata indietro nel tempo. Ricordi e immagini di quella tragica notte sono riaffiorati, riaprendo nel cuore una ferita mai rimarginata.”

Maria Teresa Spolitu pone l’accento sulla dedizione e il sacrificio degli agenti di Polizia, costantemente esposti a rischi nel contrastare la criminalità. Dall’altra parte, denuncia il comportamento di “teppisti irresponsabili”, il cui disprezzo per le regole mette in pericolo la vita altrui.

La sua lettera è anche un appello alla presa di coscienza della società, affinché si riconosca il valore del servizio svolto dalle forze dell’ordine e si rifletta sulla dicotomia tra bene e male in un mondo che si definisce “civile”.

“Solo chi ha vissuto in prima persona simili tragedie trova il coraggio di esporsi e di lottare, anche solo con una semplice lettera, nella speranza che la pubblica opinione possa essere coinvolta in una più reale e obiettiva presa di coscienza.”

L’incidente del 21 gennaio 2025, seppur con esiti meno tragici, rimane un ulteriore monito sulla pericolosità delle azioni criminali e sulla necessità di garantire maggior tutela a chi ogni giorno opera per la sicurezza pubblica.

Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera:

<<Al Sig. Questore

22 gennaio 2025: La volante si schianta durante l’inseguimento. Feriti due poliziotti il conducente dell’auto risultata rubata, riesce a fuggire.

29 febbraio 1976: Due agenti morti, altri due gravemente feriti. Questo il tragico bilancio dell’inseguimento di quattro “balordi” che fuggivano in una 127 rubata.

Sfogliando le pagine del quotidiano sono rimasta “inebetita” dinanzi all’articolo “La Volante si schianta durante l’inseguimento”. In un attimo sono tornata indietro nel tempo.

Ricordi, immagini di quella tragica notte sono riaffiorate alla mente  riaprendo nel cuore una ferita non rimarginata.

Sono Maria Teresa Spolitu sorella di quel giovane poliziotto (Pietro Spolitu, anni 22) che insieme al suo collega (Vincenzo Fracasso, anni 27) morirono durante un inseguimento di ladri che con un’auto rubata avevano aggredito delle coppie al “Poetto”.

Per l’uomo della strada: “quelli del carosello mortale” per la Polizia: “due vittime in più da aggiungere alla lista dei nomi riportati in un memoriam sulle lapidi”.

La volante si schiantò contro un pilastro di una casa a Quartu Sant’Elena in Viale Colombo. I corpi dei due poliziotti furono estratti dalle lamiere contorte dell’abitacolo.

Stavolta il tributo da pagare non è stato così tragico, ma le due circostanze molto simili tra loro ci presentano da una parte delle “vittime” che con zelo e dedizione alla “divisa” svolgono il loro dovere, dall’altra dei “teppisti” irresponsabili che, alla ricerca del proprio benessere materiale e la necessità di soddisfarlo, diventano schiavi del bisogno stesso illudendosi di raggiungere quella felicità effimera che li estranea, sempre più, dal proprio ESSERE.

Non a caso ho voluto associare questi due fatti di cronaca (anche se accaduti in tempi e luoghi diversi) per condividere e riflettere sulla concezione del BENE e del MALE che, al giorno d’oggi, pare sempre meno adatta a spiegare le contraddizioni di un mondo che siamo soliti chiamare “CIVILE”

Forse qualcuno nel leggere queste mie righe le troverà fuori luogo, ma solo chi ha vissuto in prima persona simili tragedie trova il coraggio di esporsi e di lottare anche solo con una semplice lettera nella speranza che la pubblica opinione possa essere coinvolta in una più reale e obiettiva  “presa di coscienza” nel valutare simili fatti in cui a pagare sono delle vittime innocenti che credono e svolgono il loro dovere pronti persino a sacrificare la propria vita per il trionfo della giustizia.>>

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