
C’è chi canta per mestiere, e poi c’è chi canta per destino. Clara Serina non ha solo interpretato la sigla di Lady Oscar — l’ha vissuta, la incarna. La sua voce, limpida e inconfondibile, ha attraversato quarant’anni e almeno quattro generazioni, divenendo colonna sonora di infanzie, sogni e battaglie interiori. E dietro quella voce, c’è una storia epica quanto un anime giapponese: fatta di determinazione, talento, passione e rinascite.
Dalla campagna brasiliana al palco del Piper
Figlia di emigrati italiani, Clara nasce in Brasile e cresce nella foresta delle responsabilità precoci. “Dovevo accudire i miei cinque fratelli e sorelle — racconta — forse proprio per questo mi rifugiavo nel canto, inventavo melodie tra i rami degli alberi mossi dal vento. Non avevamo la radio, né la televisione. Solo la mia voce”.
Quella voce l’avrebbe portata lontano, ben oltre le foglie brasiliane. La sua vita cambia quando, grazie ad una geniale intuizione, fonda un progetto musicale destinato a entrare nella leggenda: I Cavalieri del Re, con suo marito Riccardo. Ma l’inizio è tutt’altro che glorioso.
“Portavo in giro audiocassette con le nostre canzoni per i cartoni animati. Tutti dicevano che la musica per bambini non interessava a nessuno e ci mandavano via. Ma io non mi sono arresa”. Alla fine, è la RCA di Roma a dare una chance alla loro versione di Vicky il vichingo, chiedendo però di cambiare al volo il testo per adattarlo al cartone La spada di Re Artù. Nasce così la prima sigla ufficiale del gruppo.
Poi arriva Lady Oscar. E il resto è storia.

Una sigla che è diventata bandiera
Nata da un manga rivoluzionario di Riyoko Ikeda, Lady Oscar ha rappresentato un simbolo potentissimo di libertà e ambiguità di genere, molto prima che il tema entrasse nel dibattito pubblico. Per Clara, cantarla fu un atto quasi autobiografico: “Anch’io da bambina ho dovuto combattere come un uomo, affrontare pregiudizi e costruirmi da sola la mia indipendenza. La storia di Oscar è la storia di tante donne”.
La sua interpretazione ha reso Lady Oscar un manifesto musicale di emancipazione femminile. “Non era solo una canzone per bambini. Era un grido di libertà. E lo è ancora”.
Il successo fu dirompente. Ma durò poco.
Un silenzio lungo 17 anni e il ritorno da leggenda
A metà anni ’80, Fininvest acquisisce i diritti dei cartoni animati giapponesi. I Cavalieri del Re vengono messi da parte, preferendo altre voci. Clara si ritira dalla scena. “È stato doloroso. Ma ho seguito la mia seconda grande passione: la psicanalisi”.
Diventa una terapeuta junghiana affermata, pubblica sei libri, lavora con centinaia di persone. Ma la voce — quella voce — non tace mai del tutto.
Nel 2000, un gruppo di fan la rintraccia. Vogliono che torni a cantare per “La Notte delle Sigle”. Clara accetta. Il concerto al Piper di Roma è un’esplosione di emozione. “Ragazzi cresciuti mi abbracciavano in lacrime. Mi dicevano che la mia voce aveva reso più bella la loro infanzia. E io piangevo con loro”.
Da allora non ha più smesso. Ha inciso nuovi brani come Supereroe e Volano i pensieri, è apparsa in film (Buon lavoro, disponibile su Amazon Prime), ha portato la sua musica in decine di concerti in tutta Italia. Sta per presentare un libro per bambini e ha in mente un altro progetto musicale – un segreto per il momento – che potrebbe essere un regalo speciale per i suoi fan.
La voce come cura, la musica come missione
Parallelamente, Clara continua il suo lavoro da psicanalista. “La mia voce ha sempre avuto un potere terapeutico, anche in studio. Scioglie i nodi dell’anima”. Cita Jung, parla di inconscio collettivo e di archetipi, ma lo fa con una grazia che è tutto fuorché accademica.
La stessa grazia con cui ha insegnato a generazioni di donne (e non solo) che si può essere guerriere con il cuore aperto. “Lady Oscar non ha mai rinnegato la sua femminilità. Era forte, ma anche capace di amare. È questo l’equilibrio che cerco di dare”.
Una leggenda che vive ancora
Oggi Clara è molto più che “la voce di Lady Oscar”. È scrittrice, terapeuta, artista. Ma ogni volta che sale sul palco, confessa, è come la prima volta. “Ho cantato Lady Oscar migliaia di volte. Ma quando vedo il pubblico sognare, cantare, emozionarsi… tutto torna nuovo.”
Lo scorso aprile ha partecipato al Cartoon Fest di Golfo Aranci, dimostrando che il suo legame con il pubblico è più vivo che mai.
E mentre le sigle si rincorrono nella memoria della gente, quella voce — eterea e potente — resta lì, inconfondibile, a ricordarci che i veri eroi non portano solo una spada. A volte portano una chitarra. E un microfono.
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