(Adnkronos) – “L’impatto dello smart working mostra in maniera evidente un andamento produttivo che resta costante su valori molto elevati. È interessante il confronto con il 2019, anno zero per lavoro da remoto” e gli anni seguenti. Senza lavoro a distanza “Milano, con un target obiettivo di 124, raggiungeva un valore di produttività pari a 135,55. Con una presenza di smart working, nel 2023, al 41%, il valore è a 137,92 di produttività, ampiamente sopra la soglia che era stata richiesta dall’amministrazione. Questo ci porta a capire che gli impatti del lavoro prescindono dalla presenza fisica all’interno degli uffici e sono anzi più legati a leve motivazionali”. Così Mauro Saviano, direttore coordinamento metropolitano Inps di Milano partecipando oggi al dibattito ‘work-life balance, esperienze di smart working in un confronto pubblico e privato’, organizzato dall’Inps del capoluogo lombardo. In riferimento alla sede milanese dell’istituto di previdenza, “nel 2019 – spiega Saviano – non esisteva il lavoro a distanza. Nel 2020, anno boom della pandemia, il personale in smart working arriva al 57%. Il 2021, coda della pandemia, al 50%, nel 2022 al 30% e nel 2023 al 27%. Tendenzialmente abbiamo un andamento costante, abbiamo un’unità media delle risorse disponibili mensile in smart working, pari a 243 persone al mese su mille”. Particolarmente interessante è “il rapporto dell’incidenza tra la presenza e l’applicazione del lavoro agile, rispetto alla produttività, cioè il rapporto tra il valore omogenizzato della produzione e le risorse disponibili che hanno generato quella produzione in termini di target numerici – illustra l’esperto – Al di là del dato del 2020, per la presenza del Covid, che portava standard di produttività a 145,28, dal 2021 al 2023 si vede come la presenza dello smart working intorno al 36 – 41% del personale, comporta un valore di produttività pari a 137,56 nel 2022 e 137,92 nel 2023, rispetto a una soglia di 124”. All’Inps di Milano, “dal 2022 oramai si evidenzia un accesso estremamente generalizzato e diffuso allo smart working che può raggiungere le 16 giornate lavorative mensili – sottolinea Saviano – E questa è stata una leva gestionale che ho inteso utilizzare assieme alla dirigenza di Milano, proprio per favorire soprattutto le giovani donne con provenienze geografiche dal Sud. Diventiamo quindi attrattivi anche per le nuove generazioni. Il lavoro agile vuole essere uno degli strumenti, non l’unico, inteso a favorire, per alcune fasce di età, naturalmente, e alcune provenienze geografiche, la possibilità di coniugare le esigenze della vita – conclude l’esperto – Questo è uno strumento che ha saputo favorire moltissimo il benessere all’interno della struttura. Le recenti rilevazioni di benessere che abbiamo su Milano stanno ad evidenziare un livello di soddisfazione piuttosto elevato. Tutto ciò a beneficio del servizio ai cittadini, ai consulenti, alle aziende, ai territori, ai patronati e agli stakeholder”. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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