(Adnkronos) – Unico esponente italiano a livello mondiale di questa corrente, Mauro ha tenuto un’esposizione nel suo studio, interamente dedicata al nuovo ciclo di opere Roma, 16 luglio 2024 – L’arte generativa di Matteo Mauro sta conquistando tutti, esperti di arte, amatori e persone comuni. Unico esponente italiano di questa corrente a poter vantare notorietà a livello mondiale, nei giorni scorsi ha organizzato una mostra nel suo studio, per presentare le sue nuove opere d’arte, parte della sua serie RAW INSCRIPTIONS.
Questi lavori erano stati anticipati da una presentazione, che ha convinto il pubblico, al punto che tutti sono stati venduti ancor prima dell’evento, anche grazie all’eccellente reputazione di cui gode Matteo Mauro. Questa nuova serie di opere sintetizza anni di ricerca artistica dell’artista, e rappresenta il culmine, ad oggi, del linguaggio delle sue iscrizioni micromegaliche, attraverso un processo introspettivo di evoluzione/regressione nel regno dell’arte generativa. In questo percorso l’artista ha avuto la possibilità di avere dei proficui scambi di idee con il grande critico Flaminio Gualdoni, che ha trovato in questo lavoro, computazionale ma allo stesso preistorico, un altissimo potenziale. Negli stessi giorni, anche la casa d’asta Wannenes ha venduto una sua nota opera di arte generativa, segnando un nuovo record per l’artista per una sua edizione da 8 lavori. A caratterizzare maggiormente queste opere è la nudità, l’incompiutezza, e la crudezza unita all’intimità, aspetti che danno il nome alla serie RAW, con iscrizioni, non pittoriche, non mimetizzate. Ritroviamo un istinto e un impulso ancestrale a segnare il nostro passaggio su un materiale durevole e ospitante, lasciare un segno di linea primordiale che si evolve, qui espressa in modo peculiare alla nostra epoca computazionale. “Il significato di queste opere non va ricercato nella loro estetica, ma nella sensazione di raggiungere l’episteme della ricerca sulle iscrizioni micromegaliche. – Spiega Matteo Mauro – Non ci possono essere creazioni giuste o sbagliate, ma solo la manifestazione del percorso dell’artista. Queste opere non hanno un titolo poetico, contrariamente alle precedenti, ma solo un numero sequenziale a partire da 001, per non distrarre l’attenzione dello spettatore dalla progressione di questa esplorazione, che va verso un’evoluzione e una crescita del concetto stesso. Ognuna delle opere esplora un diverso aspetto possibile di questo linguaggio, che è computazionale nella sua complessità, ma preistorico nella sua ragion d’essere”. Per maggiori informazioni: https://matteomauro.com
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