(Adnkronos) – “Con il titolo ‘Resistenza’ volevamo esprimere il senso di resilienza, la capacità del nostro settore vino di affrontare sfide anche difficili che rischiano di compromettere il sistema. E purtroppo sono molto gravi quelle che stanno arrivando in questi ultimi mesi e anni, in particolare di tipo politico, con campagne proibizioniste che vorrebbero equipararlo all’alcool facendo un discorso semplicistico e salutistico”. Così Alessandro Torcoli, direttore ‘Civiltà del bere’, testata che organizza la manifestazione VinoVip, commenta il titolo dato alla 14ma edizione che si è svolta nei giorni scorsi a Cortina d’Ampezzo. Resistenza e resilienza della ‘civiltà del bere’ sono state, infatti, le tematiche al centro del talk che si è svolto nell’ambito di VinoVip Cortina 2024. La due giorni, organizzata dalla rivista ‘Civiltà del bere’, ha portato le eccellenze e i grandi nomi del vino italiano nella ‘perla delle Dolomiti’ con momenti di discussione, approfondimenti e degustazioni delle migliori etichette. Il talk, dal titolo volutamente provocatorio, ‘Resistenza!’, aveva proprio l’obiettivo di andare a mettere luce su tematiche del settore che interessano tutti gli addetti ai lavori, dai produttori ai comunicatori, passando per le figure più tecniche, fino agli stessi consumatori. “Oggi la capacità di resilienza del comparto vinicolo italiano è messa a dura prova, condizionata da forze politiche, economiche e sociali che non sembrano considerare il vino quell’elemento centrale della cultura occidentale qual è stato per secoli. Da qui la necessità di comprendere quali siano le strategie migliori per contrastarle”, commenta il direttore di ‘Civiltà del bere’. “Chiaramente senza negare il problema, è anche molto importante – avverte – inquadrare il vino culturalmente, come un elemento della nostra civiltà e dei molti paesi che in questa bevanda hanno visto un veicolo di cultura, di convivialità, di benessere, quindi tutt’altro che il problema salutistico ma, all’opposto, un modo per stare meglio. Ovviamente ‘est modus in rebus’, dipende tutto dalla moderazione, che è un elemento fondamentale. Come contrastare certe politiche? Sicuramente mantenendo il vino nell’alveo intellettuale, culturale, del prestigio di questa bevanda, e continuare quindi a parlarne, a coinvolgere le persone, a raccontarlo, perché comunque è un prodotto che va spiegato, è un prodotto complesso, sempre più intellettuale”. “Poi, il sistema – spiega – ha comunque dei suoi anticorpi. Le aziende del vino sono piuttosto solide, appartengono a distretti, che, come abbiamo evidenziato, sono uno degli elementi fondamentali della tenuta del settore. In Italia non si parla solo di un vino, di un produttore che fa un prodotto di eccellenza, ma di un vero e proprio sistema che ha dei punti di forza davvero importanti che coinvolgono una filiera e tantissima popolazione. D’altro canto, ci sono anche problemi di tipo economico, di marketing e di mercato, perché le guerre e tutto quello che stiamo vedendo in questi mesi non aiuta il commercio di una bevanda che, se vogliamo, è superflua e di svago. Per questo le aziende si stanno attrezzando per aprire nuovi mercati, per proporsi a chi ha voglia di ascoltare il messaggio del vino, che è sempre stato affascinante nei secoli e ancora una volta di inserirlo nei desiderata delle persone”. “Un altro tema che abbiamo affrontato – prosegue il direttore di ‘Civiltà del bere’ – è quello del cambiamento climatico, che è un tema viticolo, di organizzazione delle imprese, per fare in modo di essere pronte agli stravolgimenti veri e propri che la natura ormai ci presenta e ci ha abituato a incontrare di stagione in stagione, e infatti non ce ne è una uguale all’altra”. “E’ vero che si può parlare in generale di un innalzamento delle temperature, ma non è quello – rimarca – il problema più profondo; è proprio una imprevedibilità degli eventi atmosferici, e in questo l’agronomia e la viticoltura stanno cambiando e si stanno attrezzando per essere sempre più pronte di stagione in stagione. Sappiamo che il vino ha un ciclo annuale stagionale, dalla fioritura della vite alla raccolta, alla vendemmia, e sono mesi molto importanti ciascuno con le sue fasi fondamentali, per cui se grandina in un certo momento è un disastro e siccome sta accadendo sempre più spesso bisogna organizzarsi per sapere che, se dovesse accadere, c’è un sistema per limitare i danni. E così per tantissime altre questioni viticole”. Ad aprire il dibattito è stato Luigi Moio, presidente Oiv, professore di enologia all’Università degli studi di Napoli ‘Federico II’ ed enologo e titolare della ‘Cantina Quintodecimo’, sottolineando, con il suo intervento ‘Una battaglia culturale, una battaglia di civiltà’, come sia necessario resistere agli attacchi culturali di chi non considera il vino un baluardo di civiltà ma lo identifica in modo semplicistico con l’alcol, oltre che la necessità di trasparenza per un consumo più consapevole. “In tempi recenti il vino ha avuto una grandissima accelerazione: tanti si sono avvicinati a questo mondo perché era di tendenza e tanti si sono ritrovati a fare vino, ma senza verificare le scienze agrarie e senza una forte competenza. Questa grande attenzione ha anche reso il vino sempre più oggetto di campagne proibizioniste e a volte, per difenderlo, abbiamo rischiato dei gravi danni di comunicazione. Il vino è una delle invenzioni più belle dell’uomo, ma l’alcol è nocivo, questo ormai è assodato ed è necessario essere trasparenti e dirlo in modo chiaro e semplice, incentivando un consumo consapevole alla base, senza arrivare a demonizzare l’intero prodotto”. Da Andrea Lonardi, Master of Wine e Ceo di Marilisa Allegrini, focus sulla necessità di sintonizzare il brand con il tempo presente e futuro: “Oggi la politica del marketing è quella del mix, fatta di metodo, preparazione e tempo. Dobbiamo approfondire i cambiamenti, senza limitarci a parlare di quello climatico o delle preferenze dei consumatori. Oggi si parla sempre più di vocazionalità e di monovitigno, viviamo una crisi della soddisfazione edonistica del vino perché non è più di moda, i vini bianchi di collina e di montagna lasciano il passo ai vini bianchi del mare, i vini rossi di qualità devono essere consumati a temperatura diversa, le bolle di qualità diventano sempre più gastronomiche. La verità è che ciò che cambia oggi è la velocità dei cambiamenti e per questo occorre essere alternativi e contemporanei e avere il coraggio di auto-valutarsi in maniera intima per sintonizzarci con il presente e con il futuro”. A intervenire nel dibattito poi Giovanni Bigot, agronomo, consulente e ricercatore esperto in viticoltura biologica, focalizzandosi sulla forza della biodiversità e sulla necessità di preservare la genetica dei vitigni che si sono adattati a un particolare terroir: “Oggi va trasmessa una cultura viticola che ponga il terreno al centro di tutto. Quando un vitigno si adatta a un terroir diverso rispetto al solito, questa capacità viene trasferita alla progenie: ecco perché lo studio e la conservazione della genetica del vitigno in seguito al suo adattamento permette di organizzare al meglio il patrimonio viticolo mondiale. Non possiamo pensare di perdere questo bagaglio di gran valore”. Il convegno si è concluso con il focus di Eugenio Pomàrici, professore ordinario dell’Università di Padova ed esperto italiano Oiv, sulla resilienza dei distretti viticoli e sulla forza delle piccole aziende: “Per distretto si intende un’area industriale caratterizzata da piccole e medie realtà con propensione a un agire sinergico. Al contrario, di quello che siamo abituati a pensare, questa struttura frammentata è stata elemento di forza: di fronte alle difficoltà il grande gruppo imprenditoriale spesso sceglie di dislocare la produzione, ma il piccolo produttore resiste, mantenendo il vigneto, magari cambiando prospettiva e migliorandosi”. VinoVip Cortina ha poi ospitato i tasting, a partire dalla conferenza con degustazione ‘Cabernet vs Cabernet’, con 31 aziende protagoniste, tenuta da tre grandi esperti di caratura internazionale: Pierre Seillan (winemaker di Jackson Family Wines), Luigi Bavaresco (professore di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e membro Oiv), Paolo Bomben (enologo del centro di ricerca di Vivai Cooperativi Rauscedo). Poi, il walk around tasting a 2123 m di altezza al Rifugio Faloria, dove 61 aziende hanno presentato i loro vini al Wine Tasting delle Aquile. La quattordicesima edizione di VinoVip Cortina si è conclusa con oltre 600 ospiti, tra operatori del settore e appassionati, e più di 900 bottiglie stappate. Il prossimo appuntamento con VinoVip è a Forte del Marmi nel 2025. “VinoVip è una manifestazione nata biennale nel 1997 proprio a Cortina. Da qualche anno è diventata annuale perché alterniamo la montagna al mare, quindi l’anno prossimo saremo a Forte dei Marmi con l’edizione marittima e poi nel 2026 si torna a Cortina in un anno speciale che è quello delle Olimpiadi Milano-Cortina. Peraltro, la nostra rivista ha base a Milano e noi organizziamo tanti eventi anche nella nostra città, per cui quell’anno sarà veramente molto importante per ‘Civiltà del bere’, conclude Torcoli. —lavoro/made-in-italywebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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