L’incontro sui reperti archeologici a Olbia e le sfide del recupero

banner pubblictà
ex artiglieria olbia

OLBIA ( SS) – Il 18 dicembre, presso il Museo Archeologico di Olbia, si è tenuto un incontro significativo incentrato sui reperti archeologici emersi durante i lavori di realizzazione di un tunnel nella storica area dell’ex artiglieria.

L’evento, che ha visto come relatori Gianluca Zini, funzionario architetto del segretariato regionale del Ministero della Cultura di Cagliari, Roberto Berardo, progettista dell’opera e Francesco Carrera, funzionario della Soprintendenza, ha suscitato l’interesse non solo degli esperti del settore, ma anche della comunità locale, sempre più consapevole del valore culturale del proprio territorio.

Zini ha illustrato il progetto di recupero, avviato con un finanziamento di 700.000 euro, proveniente dal Fondo Sviluppo e Coesione. L’intervento si propone di valorizzare un’area di circa 10 ettari, una vera oasi verde nel cuore della città, che ospita 14 strutture militari, testamentali di un’epoca che affonda le radici fino alla Seconda Guerra Mondiale.

Un contesto affascinante e ricco di strati storici che meriterebbe un’attenzione ancor più dedicata non solo al recupero degli edifici, ma all’integrazione del patrimonio architettonico con l’identità culturale della città.

Tuttavia, la presenza di archeologia romana all’interno di strutture degradate pone interrogativi sulla pianificazione e sull’efficacia delle azioni di recupero. È un tema che suscita preoccupazione: come si fa a destinare per le strutture un futuro che non sia solo quello estetico, ma che contempli anche una valenza didattica e di fruizione pubblica?

La proposta di recupero dei capannoni B e C, strutture appena secondarie rispetto al maggiormente noto capannone A, sembra un passo in avanti nella giusta direzione.  “Abbiamo preservato il carattere originario degli edifici”, ha spiegato Beraldo, “riducendo al minimo gli interventi invasivi e utilizzando tecniche innovative”.

Tra le soluzioni adottate spicca un velario mobile di ispirazione nautica, montato su plinti di fissaggio, che trasforma lo spazio tra i due capannoni in un’area polivalente.

Però, viene spontaneo interrogarsi sull’effettiva necessità di ampliare un intervento che, pur nobile, potrebbe risultare dispersivo se non accompagnato da una strategia di valorizzazione complessiva.

Per esempio, quale narrazione si intende costruire attorno a questi luoghi? Quale ruolo avranno gli archivi storici e gli academic partners in un processo che non deve limitarsi a restaurare, ma piuttosto a educare e coinvolgere il pubblico? E quale sarà il ruolo della grande area dal grande pregio naturalistico se non si riuscirà a farla diventare un nuovo polmone verde fruibile dall’intera cittadinanza, un secondo Fausto Noce?

In questo scenario, la figura della Soprintendenza, parte attiva del processo, è cruciale. La sua volontà di integrare i reperti emersi nel contesto cittadino è lodevole, ma è necessario che essa sia affiancata da una visione integrata, che preveda la cooperazione con il Comune di Olbia e altre istituzioni culturali.

Un incontro non deve rimanere un momento isolato, ma deve generare un flusso produttivo di idee e azioni. La catalogazione dei numerosi reperti, affidata ad un team di cinque archeologi che stanno lavorando ininterrottamente alla catalogazione, dice molto sulla volontà di azzerare le conseguenze degli errori del passato.

“Abbiamo recuperato materiali danneggiati nel 2013, selezionandoli per tipologia e analizzando elementi come anfore con iscrizioni e timbri” ha spiegato Carrera.

La riscoperta e la valorizzazione del patrimonio archeologico sono dunque una responsabilità collettiva e, mentre si avanza con i lavori già programmati, è essenziale non perdere di vista le potenzialità che una pianificazione ben concepita può generare.

L’augurio è che questa iniziativa possa davvero avviare un dialogo fruttuoso tra istituzioni, esperti e cittadini, trasformando questo processo di recupero in un’opportunità di crescita culturale e sociale per Olbia. Solo così la storia potrà anzitutto essere raccontata, e in seguito, vissuta.

banner pubblicità
Informazioni su Giovanna Tamponi 130 Articoli
Storyteller per vocazione, cerco ovunque di trovare storie da raccontare. Amo la Sardegna nei suoi contrasti e da qui traggo ispirazione per trasformare emozioni in parole e immagini. Scrivere è il mio ossigeno, e quando non scrivo, cerco la verità attraverso l’obiettivo. Il giornalismo, per me, è restituire voci, luci e ombre: ogni articolo, come ogni scatto, deve emozionare oltre che informare.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*