A Olbia si commemorano le Foibe, il massacro degli italiani cancellato per anni

La Giornata del Ricordo ricordata in Piazza Capitano Ennio Roych, uno dei 145 martiri delle Foibe

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Commemorazione Foibe Olbia
Commemorazione delle Foibe in piazza Roych a Olbia - foto di Giovanna TAMPONI

Le foibe non sono solo cavità carsiche tra Italia e Slovenia, ma vere e proprie tombe di massa dove, tra il 1943 e il 1945, trovò barbara sepoltura un numero imprecisato di italiani, vittime di una violenza brutale e sistematica. Uccisi perché italiani, colpevoli solo di appartenere a un popolo odiato dai partigiani di Tito, che con la scusa della “liberazione” portarono avanti una vera e propria pulizia etnica.

Tutto cominciò dopo l’8 settembre 1943, quando l’esercito italiano si sfaldò e i partigiani jugoslavi iniziarono a eliminare soldati e civili italiani, accusati di essere fascisti o semplicemente scomodi. Ma il peggio arrivò nel 1945, con la fine della guerra: l’esercito di Tito entrò in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia e trasformò il confine orientale in un incubo. Ci furono esecuzioni sommarie e deportazioni: l’obiettivo era chiaro, far sparire la presenza italiana da quei territori. Furono uomini, donne, persino ragazzi, gettati morti o ancora vivi in quei buchi neri della storia. E mentre accadeva tutto questo, il silenzio calava sull’Italia: per anni, la tragedia delle foibe è stata dimenticata o peggio ignorata. E non finisce qui. Dopo le stragi, ci fu il grande esodo, circa 250.000 italiani costretti ad abbandonare case, terre, ricordi, per fuggire da un futuro fatto di persecuzioni.

Oggi si può parlare finalmente di questa tragedia, ma per troppo tempo le foibe sono state un argomento scomodo. Una pagina di storia che qualcuno ha cercato di strappare, ma che resta lì, scritta con il sangue di migliaia di innocenti.

Ieri 10 febbraio, in una giornata carica di significato, Olbia ha ricordato il ventennale della cerimonia dedicata ai Martiri delle Foibe. Solo a partire dal 2004, anno di approvazione della legge n. 92, che istituisce la Giornata del Ricordo, è possibile commemorare le migliaia di italiani infoibati e costretti all’esodo dai territori di Istria e Dalmazia.

La cerimonia, alla presenza di numerosi cittadini, forze dell’ordine e rappresentanti istituzionali, si è tenuta nella Piazza Capitano Ennio Roych, olbiese e uno dei 145 sardi uccisi in quegli anni bui. Un nome che dovrebbe risuonare forte nelle coscienze di chi ancora oggi cerca di minimizzare quella barbarie. Roych aveva 46 anni quando fu assassinato. Oggi la piazza che porta il suo nome non è solo un luogo fisico, ma un monito: ricordare è un dovere civile.

“Per cinquant’anni l’Italia ha voltato le spalle a questa tragedia”, ha dichiarato con fermezza il senatore Giovanni Satta, presente alla commemorazione.

Commemorazione delle Foibe Olbia
La funzione religiosa – foto di Giovanna TAMPONI

Una corona di fiori è stata deposta sulla targa della piazza, mentre Don Gianni Satta, parroco di San Paolo Apostolo, ha officiato la funzione religiosa. Durante la messa, Don Satta ha invocato una preghiera per le nuove generazioni, affinché diventino “tramite generoso e cordiale fra culture diverse”.

Il vicesindaco Sabrina Serra ha sottolineato l’importanza della memoria storica nelle scuole: Vorremmo unire il Giorno del Ricordo (10 febbraio) e la Giornata della Memoria (27 gennaio) in un’unica data scolastica. Le tragedie non hanno gerarchia: vanno ricordate tutte allo stesso modo”.

Già, perché se la Shoah ha giustamente un posto centrale nella coscienza collettiva, le Foibe e l’esodo giuliano-dalmata sono rimasti ai margini. Ma la verità ha faticato a emergere, schiacciata da decenni di ipocrisia.

Marco Buioni, storico sostenitore dell’iniziativa, ha ribadito: “Uso toni forti, oggi, per spiegare questa “Shoah italiana”, dato che in Italia la Shoah ha causato 6000 morti, mentre le Foibe hanno causato dai 7000 agli 11000 morti. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo impedire che venga sepolto due volte: la prima sotto terra, la seconda sotto il silenzio”.

Oggi Olbia, grazie a persone come la compianta Maria Grazie De Filippi, che ha portato l’orrore delle foibe nelle scuole, ha dimostrato che la memoria può essere più forte dell’oblio. Ma il vero cambiamento arriverà solo quando nessuno avrà più paura di pronunciare la parola “foibe” senza doversi guardare intorno. Perché i morti, di qualsiasi tragedia, meritano rispetto.

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Informazioni su Giovanna Tamponi 130 Articoli
Storyteller per vocazione, cerco ovunque di trovare storie da raccontare. Amo la Sardegna nei suoi contrasti e da qui traggo ispirazione per trasformare emozioni in parole e immagini. Scrivere è il mio ossigeno, e quando non scrivo, cerco la verità attraverso l’obiettivo. Il giornalismo, per me, è restituire voci, luci e ombre: ogni articolo, come ogni scatto, deve emozionare oltre che informare.

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