
La scrittura, da sempre, non è solo un mezzo per dire: è un luogo in cui si costruisce il sé, si ascolta la realtà, si restituisce senso. È in questo solco che si inserisce la presenza di Maria Pintore e Carla Girelli al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, in un anno in cui la manifestazione celebra “Le parole tra noi leggere”, titolo montaliano che è anche dichiarazione d’intenti: fare della letteratura uno spazio per attraversare il presente, senza abitarlo con leggerezza.
Girelli e Pintore portano al Salone due libri autobiografici che esplorano territori differenti, ma convergenti: il corpo, il passato, la voce, la vulnerabilità, l’esercizio costante dell’ascolto. Due testi che non chiedono soltanto di essere letti, ma di essere accolti.
Maria Pintore: il passaggio dalla voce alla parola scritta
Giornalista e storica voce radiofonica, Maria Pintore si presenta per la prima volta come autrice con In Onda, autobiografia che mette a nudo il percorso umano prima ancora che professionale. “Scrivere – afferma – mi ha permesso di completare quella voce che ha costruito la mia identità per decenni. È stato un gesto necessario, a tratti doloroso, ma profondamente liberatorio”.
Nel libro, la dimensione pubblica e quella privata si fondono senza retorica, in un equilibrio delicato che restituisce la complessità di una figura femminile che ha attraversato il mondo della comunicazione mantenendo intatta la propria coerenza. “Non ho mai smesso di credere in ciò che facevo – dice – e non mi sono mai vergognata di chiedere aiuto nei momenti peggiori. È anche questo che voglio restituire: l’idea che la fragilità, se evocata, possa diventare forza”.
Carla Girelli: scrivere per restituire parola a chi non ne ha
Il passato addosso è un testo denso, in cui Carla Girelli affronta il trauma e la memoria non come semplice autorappresentazione, ma come atto politico. Il dolore diventa scrittura, e la scrittura si fa responsabilità. “Scrivere di sé è stato terapeutico – racconta – ma soprattutto un modo per restituire dignità alle esperienze che spesso restano silenziate”.
La sua adesione al progetto Voci di donne in fuga, che raccoglie testimonianze di donne che hanno subito violenza, dà corpo a un impegno che va oltre la pagina. “La letteratura può ancora fare qualcosa – dice – se si assume il compito di dire ciò che spesso si preferisce ignorare. Portare questo al Salone significa esporsi, ma anche creare connessioni, e forse possibilità di cambiamento”.
La parola come atto etico
Se c’è un filo che lega le due autrici, è la consapevolezza che la parola – sia detta, scritta o letta – comporta una responsabilità. “Le parole possono guarire o ferire – osserva Pintore – e noi, che con le parole lavoriamo, abbiamo il dovere di usarle con rispetto”. Una visione condivisa da Girelli, per cui chi scrive è chiamato a prendere posizione: “Raccontare è un modo per esserci. Per non voltarsi dall’altra parte”.
Nel contesto del Salone del Libro, che da sempre è anche specchio delle tensioni e dei desideri della società, queste due voci trovano uno spazio che va oltre la semplice promozione editoriale. Il Salone diventa così un laboratorio culturale, dove il libro non è un oggetto, ma una soglia: tra l’intimità e il mondo, tra il passato e ciò che ancora possiamo trasformare.
In un tempo che spesso incoraggia la superficialità e la semplificazione, Pintore e Girelli ricordano che raccontare davvero significa assumersi un rischio: quello di farsi vedere, e di chiedere all’altro – lettore o lettrice – di fare altrettanto. Ed è forse qui che la letteratura continua a dimostrare la sua forza: nel suo essere incontro, mai neutro, tra chi scrive e chi legge.
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