
Per troppo tempo, Olbia è stata lacerata da un sistema ferroviario che, invece di unire, divide la città. Il tanto proclamato “salvatore” del traffico, la nuova stazione Terranova inaugurata il 16 dicembre 2021 alla presenza delle massime autorità regionali e comunali, era destinata a liberare le strade dal peso del passaggio a livello. Tuttavia, l’operazione, costata 11 milioni di euro, si è rivelata ben lontana dalla promessa: una stazione dall’aspetto moderno, ma praticamente deserta, con una biglietteria automatica e bagni “avveniristici” che non compensano l’incuria degli spazi esterni.
L’idea, nata nel 2004 con un protocollo d’intesa tra il Ministero delle Infrastrutture, il Comune di Olbia, Ferrovie dello Stato e l’Autorità Portuale, avrebbe potuto prevedere lo spostamento dei binari in una zona periferica, liberando il centro dal vecchio maledetto passaggio a livello. Invece, si è optato per un “ritocco” che ha trasformato il nuovo scalo in una sorta di cattedrale nel deserto, dove l’assenza di servizi funzionali – come la promessa di una nuova strada di accesso per autobus e taxi – amplifica il senso di abbandono: mentre gli autobus continuano a congestione corso Vittorio Veneto, il quartiere intorno alla stazione mostra rifiuti abbandonati, erbacce e asfalto dissestato.
A complicare il quadro, il 1° febbraio scorso sono iniziati i lavori lungo la tratta Olbia-Golfo Aranci. L’intervento, del valore di oltre 10 milioni di euro, prevede il rinnovo dei binari, l’installazione di otto nuovi scambi, la riqualificazione del fabbricato viaggiatori (e non solo), e la realizzazione di un nuovo sottopasso fronte Basilica di San Simplicio – che probabilmente porterà settimane di disagi per gli automobilisti che percorreranno via D’Annunzio – con marciapiedi a norma di legge e nuove pensiline. Per coprire l’interruzione del servizio ferroviario, sono state attivate corse sostitutive in autobus, ma i tempi di percorrenza potrebbero subire un ulteriore aggravio a causa del traffico stradale. La conclusione dei lavori è prevista per il 31 maggio 2025.
Il paradosso è evidente: mentre i lavori, per quanto ambiziosi, sembrano concentrarsi su “aggiustamenti” estetici e funzionali, il nucleo del problema – la divisione fisica della città causata dal passaggio a livello – rimane irrisolto. Alcuni residenti, stanchi di dover convivere quotidianamente con code e interruzioni, non nascondono la loro frustrazione: “Non ascoltano mai chi vive e lavora qui”, commenta un abitante. In molti si chiedono perché, invece di investire in una vera circonvallazione ferroviaria che sposti i binari in periferia, si scelga di perfezionare un sistema che, a decenni di distanza, continua a rallentare il progresso urbano.
Nel frattempo, a marzo partirà il cantiere per il collegamento ferroviario tra il centro città e l’aeroporto Costa Smeralda – un progetto da 231 milioni di euro finanziato dal PNRR – che promette di dare finalmente un senso alla stazione Olbia-Terranova, inaugurata più di tre anni fa e fino ad ora poco sfruttata. Ma anche questo ambizioso intervento rischia di rimanere separato dalle reali esigenze urbane, diventando un ulteriore tassello in un puzzle dove il nucleo della questione – la mobilità interna di Olbia – non trova soluzione.
In definitiva, mentre per qualche mese il traffico potrà fluire senza l’ostacolo dei treni (e le sbarre rimarranno alzate, offrendo un’inaspettata tregua), il problema rimane aperto: quando Olbia potrà finalmente considerare il sistema ferroviario non più come un impedimento, ma come una risorsa per lo sviluppo della città? Fino a quel giorno, il paradosso dei binari continuerà a raccontare la storia di una città divisa, intrappolata in progetti che più che risolvere i problemi, sembrano rafforzarli.
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