Olbia, terra di antiche civiltà e moderni insediamenti, è spesso teatro di uno scontro tra progresso e patrimonio storico. Il caso del nuraghe Belveghile, un complesso archeologico “tombato” sotto una sopraelevata negli anni ’70, rappresenta il simbolo più evidente di una stagione di decisioni discutibili.
Oggi, grazie a un progetto di valorizzazione da 5 milioni di euro, c’è una concreta speranza di trasformare quel disastro in una nuova opportunità culturale.
Situato al limite della zona industriale di Olbia, il nuraghe Belveghile e il suo villaggio nuragico sono stati letteralmente oscurati da una sopraelevata in cemento armato.
Come raccontato dall’architetto Leo Orgiu, “la campata del ponte arriva a soli 17 centimetri dalla torre principale del nuraghe”. Una scelta che, agli occhi della contemporaneità, appare come un monumentale errore contro la storia.
La struttura nuragica, che faceva parte di un’antica rete di insediamenti, è stata in gran parte depredata: le pietre sono finite nei muri a secco o nelle fondazioni dei pilastri della stessa sopraelevata. Oggi il sito è un’area semi-nascosta che molti cittadini ignorano del tutto.
La svolta arriva con un finanziamento del Ministero della Cultura della Sardegna che, attraverso un investimento di 1 milione di euro per il primo lotto, punta a far rinascere il nuraghe come museo a cielo aperto.
Il progetto, affidato agli architetti Leo Orgiu e Maria Teresa Solinas, propone di “dialogare” con la sopraelevata invece di nasconderla. L’idea è di trasformarla in una parte integrante del percorso espositivo: “Abbiamo immaginato la struttura come uno scrigno che racchiude la storia del nuraghe,” spiega Orgiu.
Le tre campate del ponte saranno reinterpretate:
- Area di accoglienza con biglietteria e spazi didattici.
- Spazio del nuraghe, il cuore del percorso.
- Zona espositiva dedicata alla storia e agli scavi archeologici futuri.
Il tutto sarà arricchito da materiali come l’acciaio Corten, scelto per armonizzarsi con l’ambiente naturale, grazie alla sua capacità di passivazione e alla tonalità che richiama i licheni e i muschi presenti sul sito.
Tra gli obiettivi principali c’è quello di rendere il sito fruibile non solo ai turisti, ma anche alle persone diversamente abili. I percorsi saranno progettati per garantire un’esperienza inclusiva e didattica, con cartellonistica esplicativa e spazi interattivi.
Il primo lotto di lavori, iniziato nel 2021, prevede inoltre la pulizia dell’area, la creazione di parcheggi e la messa in sicurezza dei servizi idrici ed elettrici. La conclusione è prevista per marzo 2025.
La storia del nuraghe Belveghile è un monito per evitare che scelte simili si ripetano. Il sindaco Settimo Nizzi, durante un recente incontro, ha espresso un’amara ironia sul passato: “Se non mi avessero dato l’ergastolo, avrei decapitato chi ha progettato quella strada… ovviamente scherzo!”, una battuta che però non nasconde il rammarico per un villaggio “bellissimo” che, a detta di Nizzi, avrebbe potuto rappresentare un tesoro unico in Sardegna. Il tempo per rimediare non è ancora scaduto. La determinazione dell’amministrazione comunale e degli enti coinvolti sembra segnalare un cambiamento di rotta. Come ha dichiarato Nizzi: “Continueremo a lavorare con la stessa determinazione perché il nostro patrimonio venga valorizzato e non abbandonato”.
Il caso del nuraghe Belveghile insegna che, seppur con ritardo, è possibile dare nuova vita a ciò che la storia moderna ha oscurato. Concludere i lavori entro il 2025 significherà restituire alla comunità olbiese non solo un pezzo di passato, ma anche una visione di futuro dove storia e progresso possano finalmente coesistere.
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