(Adnkronos) –
C’è chi risolve il cubo di Rubik in meno di 10 secondi e chi nel tempo libero disegna insetti. Sono laureati in biologia, ingegneria, chimica, parlano diverse lingue e spesso considerano lo sport un interesse secondario. Eppure sono tutti campioni olimpici. Insomma, una fetta importante del team Usa volato a Parigi 2024 – non certo uno o due casi isolati – è composta da menti brillanti dalle particolari fissazioni che negli Stati Uniti semplicemente definiscono ‘nerd’. A raccontarlo è il Washington Post che cita diversi nomi. Gabby Thomas, per esempio. Oro nei 200 metri, la velocista è laureata in neurobiolologia in una delle università più prestigiose al mondo, Harvard, ha un master in Sanità Pubblica e un interesse particolare nell’epidemiologia del sonno. Quando, qualche anno fa, era sottoposta al forte stress di studiare e allenarsi ad alti livelli, si è presa due mesi di pausa: per ‘riposarsi’ è volata in Senegal per un viaggio di studio sul campo. Se non è questo essere nerd… Poi ci sono due laureati in ingegneria elettrotecnica. Grant Fisher, medaglia di bronzo nei 10mila metri, che ha studiato a Stanford, altro importantissimo ateneo statunitense, e ha un master in informatica. Per lui divertirsi vuol dire aver il tempo di dilettarsi nella programmazione informatica e nella “computational social science”, cioè l’utilizzo dei dati per fare previsioni. L’altro è Stephen Nedoroscik, ginnasta due volte medaglia di bronzo a Parigi, che si rilassa prima delle gare risolvendo in meno di dieci secondi il cubo di Rubik.
Yared Nuguse, bronzo nei 1500 metri, è laureato in biochimica, ha il sogno di fare l’ortodontista e la passione per disegnare insetti con i carboncini. Kristen Faulkner, oro nel ciclismo femminile, ha scoperto questo sport solo sette anni fa, dopo una laurea in informatica e una carriera come venture capitalist alla Silicon Valley. Nella squadra di fioretto ci sono Lee Kiefer, tre volte medaglia d’oro è una studentessa di medicina, ed Elizabeth Tartakovsky, laureata in economia.
Insomma, sembra che le medaglie olimpiche e le materie scientifiche vadano d’accordo. In entrambi i campi ci vuole costanza, metodo e non bisogna lasciarsi spaventare dalla ripetitività delle proprie azioni, avendo bene in mente l’obiettivo finale. Faulkner ha raccontato che nel suo lavoro ha imparato “a calcolare i rischi” e a portare questa capacità anche sulla bicicletta: “Per essere un’atleta c’è bisogno di disciplina, organizzazione del proprio tempo, resilienza e capacità di capire come imparare”. Siamo stati abituati anche dai film americani a guardare di traverso i ragazzini con gli occhiali e la testa chinata sui libri e vederli in contrapposizione con gli atleti, simpatici e disinvolti. Eppure mai come in questo momento tanti nerd si sono ritrovati all’appuntamento sportivo più importante al mondo. Forse qualcosa sta cambiando. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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