
A cura di Francesco Scifo
Nemos, andando per mare del regista Marco Antonio Pani è un film epico, una narrazione poetica volta alla esaltazione della cultura universale che nel film ha la veste calzante della sardità.
Il film è un poema che nel raccontare l’Odissea trasferisce sugli spettatori la liricità della tradizione orale e la sensazione profonda di attraversare il tempo e lo spazio, per essere proiettati nell’animo cantastorie di Omero.
L’espressività della lingua sarda e la naturalezza degli attori, scelti tra i sardi veri, pastori mediterranei guerrieri come i greci dell’Odissea, opera un trasferimento catartico nello spettatore che intuisce l’aderenza totale del film all’originale racconto greco.
Proprio l’uso della lingua autoctona sarda, con i sottotitoli e la scelta del bianco e nero, fa esplodere la genuinità e rende credibile ciò che viene dispiegato davanti allo spettatore che viene reso attonito nel constatare la forza dei costumi sardi e non sardi, greci e non greci, naturalmente indossati senza fronzoli dagli attori che improvvisano con talento un’opera d’arte.
A questo film di Pani si deve molto e la Sardegna gli è grata perché esprime e rinvigorisce una cultura etnografica ed etnica e con vigore e maestria leggera, senza essere mai didascalico o pesante.
Il film è aedico, va visto e vissuto dagli spettatori esattamente come Alcinoo e la sua corte ascoltavano Ulisse: Pani ci ha restituito una visione di quel mondo e del nostro mondo perché le radici sono comuni.
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